Giocare a dadi con il mondo
Approfondimenti e percorsi didattici sulla fortuna (febbraio 2019).
La fortuna e il destino dell'uomo
Fortuna è in latino una vox media, indica tanto la buona quanto la cattiva sorte. Antica divinità italica, identificata dai Romani con la greca Tyche, è la fedele esecutrice del volere di Giove, detentore del destino degli uomini. Operatrice di incessanti capovolgimenti della sorte, rappresenta l'assenza di una logica apparente nella volontà divina. Con la Fortuna, paragonata da Seneca a una «padrona capricciosa e volubile», si misura il saggio, nella ricerca della propria indipendenza e felicità
Giocare a dadi. Il caso come motore delle storie
Gli esempi letterari in cui la fortuna gioca un ruolo fondamentale sono moltissimi. Ma c’è di più: ci sono narrazioni che esistono proprio in virtù del fatto che esistono i colpi di fortuna, che anzi diventano il punto da cui si parte per costruire una storia. In un’opera, letteraria o cinematografica che sia, il caso non capita mai per caso – spiega Andrea Tarabbia.
Un duro colpo di fortuna
Di fronte al gioco d'azzardo le scienze sociali hanno reagito in modo diverso: dalla psicologia all’antropologia, gli studiosi indagano le motivazioni e i bisogni che spingono una persona verso un comportamento che porta più perdite che guadagni e si chiedono quale sia il significato di questa pratica all’interno di una certa cultura.
Uno scatto fortunato
Che ruolo ha il caso nel mestiere del fotoreporter? C’è davvero la fortuna all’origine delle più famose immagini dei maestri del reportage come Cartier-Bresson, Capa o Erwitt?
Da dea a donna: l’immagine della Fortuna tra l’età classica e l’età moderna
Dalla rappresentazione classica della dea bendata all’accezione proposta nel Principe di Machiavelli, Ludovico Testa ci illustra i diversi significati della Fortuna, passando attraverso la concezione medievale e quella umanista.
Quando la fortuna non è più un caso
Nel nuovo sentiero di parole Francesca Dragotto ci racconta storie di voces mediae e di altri accadimenti linguistici legati alla fortuna: dalla sua etimologia ai suoi parenti, anche quelli più inaspettati (come "infortunio", "infortunato", "fortuìto").
È più cieca la fortuna o la ragione? Le considerazioni paradossali di Montaigne
Se da una parte la fortuna assomiglia a una sequenza di eventi spesso dall'esito beffardo, dall’altra la
ragione sembra altrettanto variabile, cieca e sconsiderata, e non si rivela un rimedio valido né una guida
certa. Per questo il filosofo francese approda a una serena accettazione dei limiti umani.
Fortuna, tychē e la libertà del pensiero
Per gli antichi l’atteggiamento più saggio nei confronti della sorte consiste in una consapevolezza vigile, che si astenga dall’idea che tutto sia in nostro potere. Riprendendo la lezione degli stoici, Descartes sostiene che bisogna prodigarsi prima di tutto per cambiare sé stessi, piuttosto che il mondo o la sorte. Questo assicura la felicità, intesa qui dal filosofo francese come "béatitude".
Parlare in disordine: l’anastrofe e l’iperbato
Usata moltissimo anche nel linguaggio pubblicitario, l’anastrofe è una figura retorica che si basa sull’inversione dell’ordine delle parole all’interno della frase. L’iperbato, invece, non sposta l’ordine, ma lo interrompe, inserendo un pezzo di frase tra due sintagmi che dovrebbero star vicini. Lo usiamo praticamente ogni volta che facciamo un inciso.
Cinema e fortuna
La fortuna è una “sceneggiatrice” fatta e finita, a cui basta affidarsi per avere storie che travalicano i confini della realtà. L’unico problema per gli sceneggiatori reali è questo: non seguirla troppo sul suo terreno perché, quando esagera, fa diventare inverosimili anche le storie vere.