Aula di lettere Aula di lettere Home
Sezioni
Accad(d)e che Come te lo spiego Interventi d'autore Il passato ci parla Sentieri di parole Nuovo Cinema Paini Storia di oggi Le figure retoriche Gli antichi e noi Idee didattiche digitali Le parole dei media Come si parla
Dall’archivio
Tutti i temi del mese
Materie
Italiano Lettere classiche Storia e Geografia Filosofia Storia dell'arte Scienze umane
Podcast Chi siamo Cerca

Le figure retoriche

Parlare allo specchio. Il palindromo

La parola “oro” o la frase “Angolo bar a Bologna” sono palindrome, ovvero mantengono lo stesso identico significato se lette al contrario. Oltre ad aver ispirato anche matematici e scienziati, il palindromo è una figura retorica che può scatenare la creatività di chi scrive poesie e prosa.

«Niente di che»: il cleuasmo

Il cleuasmo è una figura retorica che permette a chi parla di sminuirsi di fronte a chi legge o chi ascolta al fine di attirare la sua attenzione oppure per ragioni di strategia comunicativa. Andrea Tarabbia lo illustra a partire da una poesia, ma argomenta che come parlanti utilizziamo spesso il cleuasmo nei nostri discorsi, spesso per poter prendere posizioni e difenderle senza esporci troppo.

Raccontare in bianco e nero. L’analessi

Dopo aver spiegato la prolessi, cioè un’anticipazione sul futuro di una storia o di un racconto, Andrea Tarabbia presenta l’analessi, che della prolessi fa il contrario: essa riavvolge il nastro su qualcosa che è già successo rispetto al piano temporale del racconto, presenta azioni passate e spiega come siamo arrivati a un determinato sviluppo narrativo.

Anticipare il futuro. La prolessi

La prolessi è una figura retorica che consente a chi scrive di giocare d’anticipo e di rivelare sviluppi della trama sin dalle prime righe di un romanzo, incuriosendo chi legge. Andrea Tarabbia ci spiega come funziona e come può innescare un gioco tra chi scrive e chi legge.

Maestro Yoda e la poesia

La sinchisi è una figura retorica che mescola le parole e che cambia la consueta organizzazione delle frasi. Andrea Tarabbia illustra la sinchisi a partire dal modo di parlare utilizzato dal Maestro Yoda di Guerre Stellari.

L’allusione, ovvero dello strizzare l’occhio a chi ci ascolta

L’allusione è una figura retorica che necessita la complicità di chi legge per “dare a intendere” qualcosa senza nominarla.

La sinonimia: una figura della ripetizione

La sinonimia è una figura retorica che si forma con una sequenza di parole o espressioni diverse che però hanno lo stesso senso.

L’epistrofe o epifora, ovvero l’anafora in fondo alla frase

L’epistrofe o epifora è la figura retorica che si forma posizionando la stessa parola alla fine di un verso o di una frase.

L’adynaton, o l’iperbole dell’iperbole

L’adynaton è una figura retorica simile all’iperbole, ma ne è un’esasperazione, come quando si dice: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago...”

L’anaclasi, o del rivoltare la frittata

L’anaclasi è la figura retorica che usiamo ogni volta che ripetiamo una frase modificandola un poco ma ribaltandone completamente il senso.

Una figura dell’abbondanza: il polisindeto

 Il polisindeto è una figura che mette in fila le cose quando sono troppe, legandole tra loro per coordinazione e conferendo alle frasi intensità emotiva.

Il silenzio come figura retorica

Usare il silenzio come un artificio retorico: tramite la poesia Veglia di Ungaretti, Andrea Tarabbia riconosce l’importanza di questo stratagemma nella scrittura.

Parlare per paradossi

Per spiegare il processo retorico del paradosso Andrea Tarabbia porta come esempio una celebre frase de Il gattopardo di G. Tomasi di Lampedusa, oltre a fornire altri utili esempi di come usare questo stratagemma linguistico nella scrittura.

Guidare l’immaginazione: l’ipotiposi

L’ipotiposi è una figura il cui nome sostanzialmente significa “abbozzo”, “esposizione” e, per traslato, può essere inteso come “evidenza”. È una figura nata per mostrare e rendere esplicito, ed è parente diretta della descrizione.

«Ho visto un film con Margot Robbie». L’anfibolia.

L’anfibolia è una figura retorica che si costruisce con termini o costrutti grammaticali che possano essere interpretati in modi differenti, a volte perfino contrastanti come: «Una vecchia porta la sbarra».

Quando stiamo con le mani in mano. Il polittoto

La figura retorica di questo appuntamento è il polittoto o poliptoto, che si verifica quando in una frase si ripete la stessa parola ma assegnandole una diversa funzione sintattica.

Scomporre e ricomporre le parole. L’anagramma
Andrea Tarabbia analizza una figura retorica che è anche un gioco enigmistico: l'anagramma. L'anagramma è un gioco di parole, che si fa prendendo i fonemi che compongono una o più parole e scomponendoli per assemblarli in modi nuovi, ottenendo alla fine nuove parole e nuovi significati.
Ripeti, anzi: raddoppia! L’epanalessi e l’epanadiplosi
Andrea Tarabbia ci fa scoprire due figure retoriche cugine dell’anadiplosi: l'epanadiplosi e l'epanalessi. Entrambe basate sulla ripetizione, la prima raddoppia un’espressione per darle forza, come avviene in una celebre canzone di Ivan Graziani, la seconda ha luogo quando una o più parole vengono ripetute all’inizio e alla fine di una frase, come nel Poema Paradisiaco di D'Annunzio.
La dittologia, una figura viva e vegeta
“Sano e salvo”, “il perché e il percome”, “grande e grosso”: la dittologia mette insieme due termini che si attraggono per assonanza o per allitterazione, perché hanno un significato simile, o perché uno è una variante metaforica dell’altro.
L’endiadi
Quando facciamo un’endiadi modifichiamo il rapporto sintattico tra due membri, dando a ciascuno di essi la stessa importanza, per creare immagini evocative utilizzando vocaboli semplici e il più semplice dei sintagmi.