Il termine “crisi” deriva dal greco krisis, che significa “scelta”, “separazione”, “giudizio”. Alludeva infatti alla perizia con cui gli agricoltori separavano il grano dalle piante infestanti ma ha poi assunto diversi significati e sfumature, di cui ci parla Roberta Ioli, in ambiti come quello filosofico, storico, politico e scientifico.
La cosiddetta “peste antonina” (166-180 d.C.), portata dai soldati dell’esercito romano di ritorno dalle campagne contro i Parti, causò uno stravolgimento epocale nel sistema economico e geopolitico europeo. Qualcosa di analogo a quello che sembra stia avvenendo oggi: una pandemia che ha innescato un cambiamento, condizionando, non necessariamente in modo negativo, gli assetti economici e sociali degli stati colpiti.
Le più celebri descrizioni di pestilenze nella letteratura mostrano la presenza di tópoi ricorrenti: la discussione sull'origine della malattia, i sintomi e il decorso, l’incapacità della politica e dei medici a contrastare il contagio, la desolazione delle città e delle campagne, la mancanza di pietà per i moribondi e per i defunti e la disgregazione del vivere civile, sostituito dal sospetto reciproco.
La peste di Atene raccontata da Tudicide diventa un classico della letteratura. Ma molte altre pesti popolano la letteratura greca e quella latina; nell'Edipo re la pestilenza di Tebe è motore del'azione e dà inizio alla tragedia di Sofocle, così come la peste inviata da Apollo per vendicare il proprio sacerdote Crise fa partire l'azione dell'Iliade. A Roma la descrizione più cupa e più famosa di un'epidemia si ritrova nelle pagine del De rerum natura di Lucrezio
Dalla «peste di Atene» alla pandemia di «spagnola», nel corso della storia alcune epidemie hanno avuto effetti di lunga durata e prodotto importanti cambiamenti nella mentalità, nella struttura sociale e nell'economia.