L'attività dell'uomo e quella dell'animale
Secondo quanto Marx scrive nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, il carattere specifico dell'uomo è la libera attività consapevole. Mentre un animale fa tutt'uno con la sua attività vitale, l'uomo, invece, è in grado di prendere la sua attività vitale in esame e farne l'oggetto della sua volontà. E per questo la sua attività è libera attività. Inoltre, un animale agisce per soddisfare alcuni bisogni, mentre l'uomo produce anche libero dal bisogno: anzi, “produce soltanto nella libertà dal medesimo” (Manoscritti economico filosofici, in Opere filosofiche giovanili, tr. e note di G. Della Volpe, Editori Riuniti, Roma 1950, p. 200). L'oggetto del suo lavoro è una oggettivazione dell'uomo ed egli sa creare oggetti secondo le leggi della bellezza.Il lavoro alienato
Questa situazione idilliaca è molto lontana dalla realtà del lavoro operaio: un lavoro, chiarisce Marx, alienato. Nel lavoro operaio, infatti, l'oggetto prodotto si presenta davanti a chi lo ha prodotto come un oggetto estraneo e una potenza indipendente. Quanto più l'operaio lavora sull'oggetto, tanto più perde a vantaggio di questo ente estraneo. In poche parole, mentre un artista immette in un'opera d'arte qualcosa di suo in un oggetto che resterà legato al suo nome, l'operaio che lavora su una merce alimenta il suo stesso nemico. Questo lavoro trasforma ciò che è tipico dell'uomo, l'attività, in un mezzo di pura sopravvivenza. Inoltre, all'estraniazione rispetto a se stesso segue l'estraniazione dell'uomo rispetto agli altri uomini e in particolare rispetto a chi possiede il prodotto del suo lavoro.Il lavoro nella società comunista
Quando Marx sviluppa la sua celebre analisi del lavoro alienato, rivolge la sua attenzione al mondo operaio che la Rivoluzione industriale sta generando. Pensando alla realtà del lavoro di fabbrica, ripetitivo, incapace di generare la benché minima soddisfazione, Marx concepisce l’idea dell’alienazione e allo stesso tempo della sua redenzione nella società comunista, dove il lavoro cesserà di essere uno strumento di mera sopravvivenza e diventerà l’attività in cui l’uomo si realizza. “Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto un mezzo per aumentare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accumulato è soltanto un mezzo per rendere più largo, più ricco, più progredito il ritmo di vita degli operai” (Manifesto del Partito Comunista, Editori riuniti, Roma 1974).Alienazione: verità o fantasia?
In che misura la tesi di Marx è condivisa da chi riflette sul lavoro? Di certo, il celebre industriale statunitense Henry Ford (1863-1947) non avrebbe potuto accettare le tesi di Marx. A suo avviso, chi si dedica a un lavoro noioso e ripetitivo è in realtà attratto da un lavoro in cui non deve usare il cervello e considerazioni come quelle di Marx non sono che chiacchiere da salotto (H. Ford, La mia vita e la mia opera, La salamandra, Milano 1980). Dalla sua prospettiva, l’alienazione non è un fenomeno autentico, ma il frutti della fervida fantasia di un intellettuale.La ripetizione del lavoro secondo Diderot
Forse, la tesi di Marx non sarebbe stata apprezzata nemmeno dal filosofo francese Denis Diderot (1713-1784), secondo il quale la routine presentasse un aspetto positivo. I lavoratori avrebbero raggiunto l’unità del braccio e della mente e una particolare serenità, che traspare di volti dei lavoranti di una cartiera riprodotti su un’incisione che accompagna l’Enciclopedie. Diderot visse qualche tempo decennio prima di Marx e le sue riflessioni di rivolgevano proprio a una realtà nuova, una cartiera dove giovani e adulti producevano carta.
Qui puoi vedere le incisioni della cartiera l’Anglée
L’alienazione nella scuola d Francoforte
Alle riflessioni di Diderot e Ford si contrappongono quelle della scuola di Francoforte, che attualizza il tema dell’alienazione nella società dei consumi. Secondo Herbert Marcuse (1898-1979), uno dei suoi esponenti nella società l’uomo non realizza se stesso, ma soggiace a regole e prassi stabilite da altri e che sono tipiche del mondo dell’industria. Anche se crede di essere libero, l’uomo è in realtà imprigionato in regole dalle quali non riesce a sfuggire. L’alienazione, quindi, da fenomeno limitato al lavoratore della fabbrica diventa la cifra (e il dramma) dell’intera società capitalista. Gli individui, imprigionati nella società capitalistica, sono incapaci di sottrarsi alle sue seduzioni (i beni materiali, la possibilità di muovere critiche inefficaci al sistema sociale) e solo ai giovani o alle minoranze o agli immigrati può toccare il compito di rivoluzionare la società.
Qui trovi un breve profilo della figura di Marcuse
Clicca qui per un articolo su un come te lo spiego a firma di Beatrice Collinasulla Scuola di Francoforte (dall'Aula di Lettere di marzo 2016 sulle migrazioni)
A distanza di circa centocinquant’anni dalla loro formulazione le tesi di Marx appaiono per certi versi superate: non solo il comunismo non si è realizzato, ma lo stesso lavoro operaio ha cambiato volto. Eppure, la sua analisi continua a suscitare l’interrogativo se il lavoro nella società industriale sia una realizzazione individuale o una prigione di cui siamo inconsapevoli.
Crediti immagini:
Apertura: Una pubblicazione dell'Industrial Workers of the World del 1911 che sostiene l'unionismo industriale basato sulla critica al capitalismo, da Wikipedia
Box: Karl Marx (Wikimedia Commons)