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Filosofia

Una nuova religione per una nuova società: gli esperimenti mentali di Rousseau e Comte

I filosofi francesi Jean-Jacques Rousseau e Auguste Comte hanno inserito nelle loro proposte politiche di società perfette l'obbligo per i cittadini di professare una religione, ritenendo l'ateismo un danno per la società
leggi
Anche se, tra Settecento e Ottocento, la società europea andava laicizzandosi, i filosofi politici non potevano fare a meno di considerare la religione. Soprattutto gli autori che, con spirito più o meno utopistico, erano orientati verso la rifondazione dello Stato, capivano che alla religione non si poteva rinunciare, ma era assolutamente necessario adattarla alle esigenze del proprio progetto. È il caso di due pensatori molto diversi: Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) e Auguste Comte (1798-1857), che a circa ottant'anni l'uno dall'altro si interrogano sullo stesso argomento: che posto dare alla religione nella società che vorrebbero creare. Uno Stato animato da patriottismo Jean-Jacques Rousseau è stato un filosofo sui generis: dal carattere difficile e dalle idee controcorrente, riuscì a inimicarsi buona parte degli intellettuali illuministi della sua epoca. In particolare dell'illuminismo non condivise l'amore per il progresso e la civiltà. A suo avviso, abbandonando lo stato di natura, gli uomini avevano imboccato la strada della corruzione morale. La parte più significativa del pensiero di Rousseau è dedicata a come rigenerare l'uomo moderno. Se, in chiave individuale, la via è quella di un'educazione a contatto della natura e lontano dalla civiltà, in ambito politico Rousseau non si fa grandi illusioni: forse negli Stati nuovi o in quelli di piccole dimensioni è possibile un cambiamento. Ciononostante scrive Il contratto sociale (1762), che spiega la vera natura dello Stato. Al centro di quest'opera vi è il difficile concetto di volontà generale, ossia la volontà dell'intero corpo politico, che è espressa dai cittadini. Questi ultimi dibattono e votano, ma soprattutto sono animati da senso civico e patriottismo.
Qui trovi una brevissima presentazione di Rousseau
Una repubblica cristiana è impossibile Rousseau si rende conto che la sua “macchina” politica non è in grado di funzionare se non coinvolge, oltre all'intelletto, anche il cuore dei cittadini. I cittadini, potremmo dire, devono amare il loro Stato e perché questo avvenga lo Stato non deve avere concorrenti, come la religione. Da questa premessa deriva la critica del cristianesimo. In primo luogo, la religione cristiana si rivolge all'umanità intera e per questo entra in contrasto con il singolo Stato. Il “cosmpolitismo” non è però il solo ostacolo alla presenza del cristianesimo nello Stato. In modo caustico Rousseau afferma che un'espressione come “Repubblica cristiana” è una pura e semplice contraddizione, perché i cristiani sono fatti per essere schiavi” (Contratto sociale, IV.8): come potrebbero allora essere adatti a un regime di libertà? La religione civica Ciò significa che lo Stato deve essere ateo? Per nulla: significa invece che lo Stato deve vigilare affinché le religioni dei cittadini non professino nulla di contrario alle leggi e ai valori dello Stato. Inoltre, secondo Rousseau deve esistere una religione civica obbligatoria per tutti: insomma, uno stratagemma per vincolare i cittadini a essere fedeli allo Stato. La religione che Rousseau ha in mente è piuttosto scarna, assomiglia a un “cristianesimo semplificato” (esistenza di un Dio buono e provvidenziale, immortalità dell'anima e vita ultraterrena, libero arbitrio) a cui si aggiunge l'importante dogma della santità del patto sociale, da cui ha preso vita lo Stato. Lo Stato, precisa Rousseau, non può obbligare a credere in questi dogmi, ma può cacciare chi fa mostra di non accettarli (e mettere a morte chi li trasgredisce dopo averli accettati). Quella che Rousseau ha in mente è quindi una religione che rinforza la socialità e obbliga, per persuasione o per paura, a essere buoni cittadini. Comte e la religione nella società positiva Qualche decennio dopo è Comte a riflettere sulla religione. Gli anni che dividono Comte da Rousseau sono stati densi di avvenimenti: la rivoluzione francese, l'epopea napoleonica, la rivoluzione industriale hanno trasformato la società di larga parte dell'Europa. Comte è un convinto sostenitore del progresso tecnologico e civile (è infatti ricordato come il fondatore del positivismo, un indirizzo di pensiero che valorizza la scienza come strumento di progresso). A suo avviso, la società è finalmente approdata allo “stadio positivo” in cui la scienza prende il sopravvento sulla teologia e sulla metafisica e la società stessa diventa oggetto di studio. Comte immagina una società industriale retta dai filosofi positivi. In una simile società può esserci spazio per la religione? Le premesse inducono a una risposta negativa, ma sorprendentemente Comte si fa invece promotore di una religione positiva. Spesso gli studiosi fanno notare come Comte si allontani dai fondamenti del proprio pensiero. Antonio Negri (in Introduzione a Comte, Laterza, Roma-Bari 1983) parla di una “seconda carriera” e di un progressivo allontanamento della “positività” precedente, ma semina anche il dubbio che la religiosità possa essere presente fin dall'inizio nel pensiero di Comte sebbene emerga solo tardivamente. Al di là di tutte le valutazioni sulla coerenza di Comte con se stesso, possiamo però notare come, sia per Comte che per Rousseau, la religione sia uno strumento indispensabile: una religione, beninteso rigenerata e adattata al progetto (e della quale Comte stesso era il “Grande prete”, ricorda lo storico Henri Gouhier).
Per una sintesi del pensiero di Comte clicca qui
Incorporarsi nel Grande Essere Nella società della borghesia, spiega Comte, il rischio è l'individualismo, ma nell'uomo è presente anche il sentimento sociale. Grazie a quest'ultimo gli uomini possono andare a costituire quel Grande Essere che è l'Umanità: una totalità organica fatta di tanti elementi (i singoli uomini) pronti a collaborare tra loro, come fanno le varie componenti di un corpo. Il destino degli uomini, prosegue Comte, è quello di incorporarsi in questa nuova divinità attraverso un percorso scandito da sacramenti ad hoc, che saldano tra loro le fasi della vita personale e quelle della vita lavorativa (matrimonio, carriera, pensionamento). La fase finale di questo percorso avverrà sette anni dopo la morte, quando un giudice supremo deciderà se il defunto è degno di unirsi al Grande Essere con tanto di collocazione della bara in un bosco sacro oppure verrà relegato al cimitero municipale. Nel frattempo Comte elabora anche una riforma del calendario (come già era avvenuto all'epoca della rivoluzione francese), nella quale i nomi dei grandi personaggi dell'umanità sostituiscono quelli dei mesi (che sono 13) e ogni giorno è dedicato a una grande personalità. Dall'illuminismo in poi, a varie riprese, si è presentato il sogno di rigenerare l'umanità e con essa le sue istituzioni come la religione. Quando però dalla teoria si è passati alla prassi, quel sogno si è spesso trasformato in un incubo, come è accaduto nei regimi totalitari. Immagine per il box: Alexandre Hyacinthe Dunouy, "Jean-Jacques Rousseau". Olio su tela. Parigi, Museo Marmottan. (via Wikimedia) Immagine di apertura: "Iglesia Positivista", di Eneas de Troya (via flickr)
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