Un'immagine del manifesto originale della prima della Traviata a Venezia nel 1853 (Immagine: pubblico dominio via Wikimedia Commons)
È lo stesso musicista a sottolineare il "fiascone" della prima, che egli attribuisce in parte all'obbligo di servirsi di alcuni cantanti che non si dimostrano all'altezza. Il poeta Eugenio Montale, nel 1964, scrive che oltre alle problematiche tecniche, a determinare l'incomprensione del pubblico è senza dubbio anche "la novità di un'opera borghese a sfondo veristico, senza precedenti nel nostro melodramma" ("La traviata va all'anima", in Verdi - La traviata. Programma di sala, Teatro Comunale di Bologna, 2010). La titubanza del pubblico rimane comunque circoscritta al debutto: già nell'anno successivo l'opera viene riallestita a Venezia, al Teatro San Benedetto, con grande successo. Da lì, la strada si è rivelata in discesa.
Il celebre brindisi "Libiamo ne' lieti calici" interpretato durante un concerto dei Tre Tenori del 1994.