Il termine “prospettiva” deriva dal latino pro-spicere, cioè guardare avanti, vedere lontano. Quello di vedere lontano, nel futuro, è anche lo scopo della cosiddetta giustizia predittiva, che si va diffondendo con l’avanzare dell’intelligenza artificiale nel mondo della giustizia.
Negli USA, gli algoritmi di giustizia predittiva vengono già usati nei tribunali, specialmente per valutare il rischio che una persona commetta, in futuro, nuovi reati (recidiva).
La valutazione si basa su dati come il quartiere in cui vive, l’ambiente familiare, il reddito, il fatto che abbia o meno un lavoro stabile, il titolo di studio: insomma, su ciò che la persona è, e non tanto su ciò che ha fatto. Tanto è vero che, a parità di reato commesso, chi ha risulti avere un rischio alto può subire misure più restrittive di chi risulti averne uno basso.
Ma è legittimo punire qualcuno in base a una valutazione probabilistica, sia pure estremamente raffinata, di ciò che potrebbe fare in futuro – ma che ancora non ha commesso? Qual è la posizione del sistema giuridico italiano di fronte alla giustizia predittiva? È compatibile con i principi e i valori disegnato della Costituzione?
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