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Filosofia

Dio conosce il futuro?

I filosofi del Medioevo hanno a lungo dibattuto sulla relazione esistente tra libero arbitrio dell'uomo e onniscienza di Dio: il nostro futuro è solo conosciuto o anche determinato dalla volontà e della mente di Dio? A questa domanda hanno risposto in modo diverso tre grandi filosofi del tempo: Agostino d'Ippona, Severino Boezio e Tommaso d'Aquino
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Prevedere il futuro è uno dei grandi sogni dell’umanità. Ma se fosse possibile realizzarlo, che cosa ne sarebbe della libertà umana? Sarebbe solo un’illusione e il comportamento umano sarebbe soggetto a leggi ferree come quelle che regolano i fenomeni naturali? E che cosa accade quando la conoscenza del futuro non è degli uomini, ma di Dio?

Il problema

Per gli autori cristiani del Medioevo è innegabile che Dio sia onnisciente e presciente. Ma questa conoscenza non è priva di problemi: se il comportamento di un uomo fosse assolutamente prevedibile, egli non sarebbe libero e perderebbe valore la stessa Rivelazione, che insegna agli uomini ad agire bene e a evitare il male e quindi presuppone la libertà di scelta.

Conciliare libertà umana e conoscenza divina del futuro è perciò un difficile e ineludibile ostacolo da superare per ogni teologo del Medioevo.

La prescienza non condiziona la volontà

Secondo Agostino di Ippona (354-430), il più celebre tra i Padri della Chiesa, la prescienza non nega la volontà umana. Se Dio è presciente di un atto della volontà, argomenta Agostino nel De libero arbitrio, tale conoscenza non nega la libertà della volontà, ma anzi la rafforza perché Dio conosce tale atto proprio come atto di volontà. Agostino si sforza quindi di scindere la conoscenza che Dio possiede delle scelte future compiute dagli uomini da una determinazione imposta alla volontà umana. A questa strada mancava però un’argomentazione ulteriore che spiegasse perché una conoscenza certa che precede la scelta della volontà non presupponga una costrizione della volontà.
Nel sito http://www.augustinus.it/ trovi tutte le opere di Agostino di Ippona

La soluzione di Boezio

Una delle soluzioni più nette è proposta da Severino Boezio (480-526), noto per essere stato condannato a morte dal re degli ostrogoti, Teodorico, che lo accusava di complottare alle sue spalle con l’imperatore di Costantinopoli. In carcere Boezio riflette sulla vita umana, il bene assoluto e la libertà e scrive la Consolazione della filosofia, uno dei più influenti testi della storia della filosofia. Nelle parti terminali dell’opera Boezio si sforza di conciliare prescienza divina e libertà umana.

La conoscenza, spiega Boezio, può essere di molti generi, a seconda della facoltà (per esempio, l’intelletto o la fantasia). Perciò non è irragionevole pensare che anche la conoscenza dell’uomo e quella di Dio siano differenti. Ma come?

Mentre l’uomo vive nel tempo, Dio vive nell’eternità e osserva ogni cosa come in un costante presente. Perciò, se un uomo fosse presciente, la sua conoscenza comporterebbe l’assenza di libertà, ma nel caso di Dio questa eventualità non si dà perché Dio non conosce “prima”: Dio si pone in una condizione che è al di fuori del tempo.

In altri termini, Boezio concilia prescienza divina e libertà umana immaginando una radicale differenza di condizione. La soluzione di Boezio, anche se non rigettata, non bastò ai filosofi successivi che continuarono a fare i conti con il problema.

Qui trovi una biografia di Boezio (da Treccani.it)

e qui un più ampio approfondimento (risorse online Zanichelli)

Tommaso d’Aquino e la conoscenza del contingente

Tra gli autori del Basso medioevo che tornano sul problema possiamo ricordare il teologo domenicano Tommaso d’Aquino (1225-1274). Nella sua Summa contra Gentiles, scritta allo scopo di presentare in modo semplice le tesi principali della teologia cristiana, Tommaso affronta anche il problema del rapporto tra la conoscenza di Dio e la libertà dell’uomo. La sua riflessione si arricchisce di un’ulteriore articolazione rispetto alle tesi di Agostino e Boezio, ossia di una più precisa attenzione a ciò che Dio conosce.

Dio, dice Tommaso, ha una conoscenza delle singole realtà del mondo, dal momento che ne è il creatore. La capacità conoscitiva di Dio è superiore a quella umana e quindi sarebbe inconcepibile che l’uomo potesse conoscere i singoli enti e Dio no (Summa contra Gentiles I, 65). Questa tesi è provata dalla Bibbia: si dice infatti nella Lettera di S. Paolo agli Ebrei, 4,13: “nessuna creatura è invisibile al suo cospetto” e nel Siracide 16, 16 è ribadito: “non dirai mi nasconderò da Dio e dal cielo chi si ricorderà di me?”.

Inoltre Dio conosce le cose che non sono accadute e che non accadranno, così come un artigiano conosce anche le opere che non ha fatto o non ha ancora realizzato (Summa contra Gentiles I, 66). Come per Boezio, anche per Tommaso l’intelletto divino conosce nell’eternità le cose che accadono nel corso del tempo e conosce anche le cose contingenti, ossia quelle che potrebbero non accadere, perché “l’intelletto divino conosce dall’eternità le cose non solo secondo l’essere che hanno nelle loro cause, ma anche secondo l’essere che hanno in se stesse. Perciò non c’è alcun ostacolo a che si possa avere un’eterna conoscenza infallibile dei contingenti” (Summa contra Gentiles, I, 67). Se Dio non conoscesse ogni cosa, la sua sarebbe una conoscenza limitata e imperfetta. Perciò Dio conosce tutto, anche le cose vili e la volontà, i desideri e le passioni umane.

Le cose contingenti restano dunque tali e anzi sono garantite dal fatto che Dio le vuole come tali. Dio quindi non sottare all’uomo la libera volontà, perché l’uomo agendo in base alla libera volontà raggiunge la somiglianza con Dio e raggiungere questa condizione è il fine di ogni ente. Inoltre, negare la libertà umana togliere valore all’esistenza di una giustizia divina dispensatrice di premi e punizioni (Summa contra Gentiles, III,73).

Qui trovi tutte le opere di Tommaso d’Aquino

Il fatto che a distanza di secoli il problema continuasse a essere sollevato e dibattuto è indicativo non tanto dell’esistenza di un oggetto di riflessione affrontato come esercizio intellettuale quanto del desiderio di trovare una soluzione definitiva a una questione radicale della teologia e dell’etica cristiana, che sembrava sfuggire costantemente.

Crediti immagini:

Apertura: ritratto di Agostino del pittore Antonello da Messina, da Wikipedia (Link)

Box: Benozzo Gozzoli, Trionfo di San Tommaso, 1471, tempera, Parigi, Museo del Louvre. Da Wikipedia (Link)

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