Aula di Lettere

Aula di Lettere

Percorsi nel mondo umanistico

Sezioni
Accad(d)e che
Come te lo spiego
Interventi d'autore
Il passato ci parla
Sentieri di parole
Nuovo Cinema Paini
Storia di oggi
Le figure retoriche
Gli antichi e noi
Idee didattiche digitali
Le parole dei media
Dall'archivio
Tutti i temi del mese
Materie
Italiano
Lettere classiche
Storia e Geografia
Filosofia
Storia dell'arte
Scienze umane
Podcast
Chi siamo
Cerca
Come te lo spiego

Il revival del peplum

Il nome deriva da "peplo", un abito dell'antica Grecia, ed è uno dei generi cinematografici che riscuote maggior successo. Ambientazione antica o mitologica, eroi invincibili, fanciulle da salvare: ecco i temi che fin dalla loro nascita accomunano questi film. Ma quali sono le ragioni che oggi li riportano in auge? E perché i pepla piacciono ancora così tanto alla gente?
leggi
Sergio Leone era solito ripetere, a chi gli domandava dove avesse appreso la sua proverbiale tecnica registica, che la vera palestra in cui si era formato erano i pepla. Negli anni Cinquanta, quando cominciava ad affacciarsi nel mondo del cinema, Leone aveva trovato lavoro a Cinecittà (che allora era una sorta di Hollywood sul Tevere) come aiuto regista: tra i suoi primi lavori c’erano state delle collaborazioni a Quo vadis? e Ben Hur – per i quali, benché non compaia tra i credits, Leone diresse alcune scene secondarie. Nel 1959 co-diresse Gli ultimi giorni di Pompei e, due anni più tardi, il film mitologico Il colosso di Rodi. I pepla, diceva Leone, erano particolarmente utili per chi voleva imparare i segreti della regia: realizzati con budget elevatissimi, permettevano ai registi non solo di poter usufruire di un grande cast, ma anche di poter gestire migliaia di comparse. Per chi, come Leone, aveva grandi ambizioni, collaborare a questi colossal significava imparare sul campo a coordinare ogni aspetto del lavoro registico, a stare nei tempi imposti dalle grandi produzioni internazionali e imparare tecniche di ripresa all’avanguardia.
In questo video puoi vedere come Sergio Leone e Federico Fellini si raccontano. Qui puoi guardare invece un’intervista ai protagonisti dei film mitologici italiani degli anni Cinquanta e Sessanta.
Tornare indietro per sopravvivere e affermarsi Il peplum è un genere cinematografico che prende il nome dal peplo, la tunica; in inglese questo tipo di film ha un altro nome: sword and sandal (spada e sandalo). Si tratta del cinema di ambientazione antica o mitologica, che ebbe larga diffusione e molta fortuna in particolare nel nostro Paese. L’antica Roma, la Grecia classica, i gladiatori, gli eroi del mito (da Ercole a Sansone a Maciste): sono questi gli argomenti e le ambientazioni di un genere nato con il cinema muto ma che ha conosciuto un’autentica esplosione nel secondo dopoguerra, fino alla metà degli anni Sessanta. Negli anni Cinquanta, Hollywood si era infatti accorta che era nata un’agguerrita concorrente: la televisione. Come fare per portare al cinema qualcuno che stava scoprendo l’intrattenimento domestico? Bisognava inventarsi qualcosa che solleticasse i gusti di un pubblico sempre più casalingo: nacque così l’idea di proporre qualcosa che non poteva non essere visto al cinema. Solo il grande schermo restituiva infatti lo splendore dei costumi, delle scene di massa e degli effetti speciali che infarcivano i pepla. Il cinema cominciò dunque a guardarsi indietro, e tornò all’antichità per sopravvivere. Negli Stati Uniti, come era successo a Leone qui da noi, una generazione di grandi autori (da Scorsese a Coppola) si fece le ossa come aiuto-regista in questi colossal un po’ pacchiani ma di sicuro effetto. L’idea sottintesa a questo genere di operazioni era che il film fosse uno spettacolo assolutamente irripetibile e irreplicabile nelle piccole scatole catodiche che ogni americano o italiano cominciava a tenere a casa.
La locandina americana del film "Le fatiche di Ercole" (immagine: Wikipedia)
C’è un altro aspetto, nascosto sotto il cappello della spettacolarità, che forse spiega la ciclica riproposta di questo tipo di pellicole nelle sale cinematografiche e il suo boom postbellico: come ogni genere cinematografico o letterario, anche il peplum si fonda infatti su una ricerca per così dire identitaria. Così come il western ha, nel corso degli anni, raccontato l’edificazione di una società, quella americana, basata sull’individualismo, la ricerca della ricchezza (si pensi ai moltissimi film ambientati durante la corsa all’oro) e l’affermazione dei principi del vivere civile contro la barbarie (rappresentata dagli indiani che, quando non erano nemici da combattere, erano persone a cui insegnare l’american way of life), i pepla, sessant’anni fa come ora, hanno lavorato e lavorano sulla contrapposizione di mondi. Si pensi a Troy, girato tre anni dopo l’11 settembre, in un rinnovato clima di mondi contrapposti e con Brad Pitt nei panni di Achille: i Greci hanno fisici, pettinature e modi di pensare la società tipicamente americani; a loro si oppongono i Troiani-barbari da conquistare e grecizzare. Manca totalmente nel film l’intervento degli dèi: ai personaggi è lasciata una modernissima (e mai approfondita) angoscia per il proprio destino, ma è proprio nella contrapposizione ideologica dei mondi in lotta che, forse, bisogna trovare uno dei motivi fondanti del film. Non è allora un caso che il periodo più florido dei pepla sia stato il secondo dopoguerra: l’Occidente andava a ricercare, nel racconto apparentemente “leggero” delle proprie origini culturali, le basi della propria società in contrapposizione a chi, dietro una Cortina di ferro, proponeva altri modelli e rappresentava una minaccia “barbara”.
Leggi la storia del genere peplum in questa voce dell’Enciclopedia Treccani.
Il peplum, ancora È dunque curioso soltanto in apparenza che il nuovo millennio si sia aperto con un revival dei pepla. Si comincia con Il gladiatore, diretto da Ridley Scott e vincitore di cinque Oscar. Gli ingredienti ci sono tutti: una storia piuttosto semplice, i costumi, una spolverata di storia, tanto spettacolo, effetti speciali e la retorica del “noi contro di loro”. Il gladiatore fa da apripista a quella che, in un certo senso, può essere considerata la seconda, grande stagione di questo genere di film: da 300 a Alexander di Oliver Stone, dalle saghe parodiche di La mummia e Il re scorpione fino alla recentissima versione di Pompei l’ultimo decennio ha visto uscire nelle sale con una certa regolarità dei film con i protagonisti in sandali. I motivi di questa rinascita sono probabilmente molto simili a quelli che causarono la prima ondata: da un lato, dopo il 2001 la storia ha dimostrato la fragilità del sistema politico e ideologico occidentale; dall’altro, la televisione (perlomeno quella anglosassone) è tornata a investire in grandi produzioni, le serie tv. Il cinema, se vuole rispondere, deve di nuovo rilanciarsi e, per farlo, ha bisogno di un alto tasso di spettacolarità: non è un caso, tra l’altro, che molti dei nuovi pepla siano girati in 3D.
 Leggi questa riflessione riflessione di Domenico Fayre sul rapporto tra cinema e televisione. 
 Le funzioni di Propp e il cattivo da sconfiggere I personaggi e le vicende dei pepla del terzo millennio sono spesso piuttosto semplici; i buoni sono buoni, i cattivi cattivissimi, le storie fanno tutte quante riferimento alle funzioni basilari che Propp rilevò nella sua celebre Morfologia della fiaba. I buoni vincono sempre e non c’è nessuna velleità se non quella di divertire. Lo si rivela, con ironia, in un celebre passaggio della Mummia: «Qual è la missione, allora?»  «Liberare la damigella in pericolo, uccidere il cattivo e salvare il mondo». In genere, si parte da una situazione statica, in cui la vita placida dell’eroe è turbata da un avvenimento (un rapimento, una minaccia inattesa, un regolamento di conti); l’eroe – spesso accompagnato dalla sua bella a meno che, appunto, non sia stata rapita – parte, incontra mille ostacoli che preannunciano lo scontro finale con il cattivo; lo scontro infine arriva, l’eroe vince e, nel caso fosse in cerca della bella, la ritrova. Questo tipo di cinema, dunque, a dispetto delle epoche storiche a cui spesso fa riferimento e dell’ideologia da cui nasce, è un cinema semplice, d’avventura, che non si dimentica il fondamentale dovere di intrattenere. Tutti i pepla parodici e non prodotti negli ultimi quindici anni sono stati dei blockbuster, con l’eccezione forse del solo Alexander – uno dei buchi neri della carriera di Oliver Stone. E sono, si può immaginare, anche una grande palestra per chiunque in questo momento si stia affacciando sul mondo del cinema: lo sono probabilmente più a livello di effetti speciali che di regia, ma di sicuro sono un laboratorio dove si produce spettacolo.
 Scopri le funzioni di Propp e le regole per costruire una storia in un videoe in un documento.
giant_of_marathon_poster_02
Triumphant_Achilles_in_Achilleion_levelled
HerculesMagazine (1)

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento