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Atlante Calvino e le Digital Humanities

“Atlante Calvino: letteratura e visualizzazione” è una piattaforma web dedicata all’analisi e all’esplorazione dell’opera narrativa di Italo Calvino. Elisa Mandelli ne analizza le funzioni e le possibilità.

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Atlante Calvino: letteratura e visualizzazione (https://atlantecalvino.unige.ch/equipe?lang=it) è una piattaforma web dedicata all’analisi e all’esplorazione dell’opera narrativa di Italo Calvino. Si presenta come una mappa interattiva che propone tre itinerari (il dubbio, lo spazio, la forma), ciascuno dei quali approfondisce e organizza graficamente alcuni dei motivi tematici e formali ricorrenti nei testi dello scrittore. La sfida è quella di tradurre la conoscenza letteraria in dati concreti e visivamente rappresentabili attraverso gli strumenti informatici, proponendo percorsi di lettura inediti negli scritti di un autore così noto e studiato.

Il sito è frutto di un progetto di ricerca accademico finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero. A lavorarci sono stati due team molto diversi: specialiste di critica letteraria dell’Università di Ginevra e il DensityDesign Lab del Politecnico di Milano, dove si conducono ricerche sulla visualizzazione di dati (la cosiddetta information visualization).

Binomi che sembrano inconsueti: italianistica e algoritmi, letteratura e tecnologie digitali. Eppure, negli ultimi decenni, lo studio della letteratura ha trovato un notevole impulso nell’applicazione di strumenti e metodi derivati dall’informatica. È il campo delle Digital Humanities: discipline umanistiche e informatiche convergono in un nuovo ambito del sapere, innovativo, sperimentale e per definizione transdisciplinare.

Cosa sono le Digital Humanities

Le Digital Humanities sono un territorio tutt’altro che omogeneo e facilmente delimitabile. Anzi, la loro caratteristica è proprio quella di essere plurali, di tenere insieme approcci, teorie e metodologie tra loro eterogenee, oltre che di rivolgersi a oggetti molteplici: non solo testi letterari, ma anche, tra i tanti, opere d’arte, reperti archeologici, prodotti audiovisivi, carte geografiche, dati multimediali.

Gli esempi di ricerche e prassi riconducibili alle Digital Humanities sono moltissimi, tanto che possiamo citarne solo un’infinitesima parte: le analisi del testo condotte con strumenti informatici e la pubblicazione di edizioni critiche digitali; la costruzione di biblioteche digitali, con inedite possibilità di ricerca tra i documenti; l’uso nella geografia e nell’archeologia di mappe digitali e di GIS (Geographic Information Systems); la realtà virtuale per le ricostruzioni archeologiche; la raccolta, catalogazione e messa in rete di testimonianze su eventi storici o sulla vita quotidiana; la creazione di database con materiali digitalizzati (documenti, immagini, opere d’arte) per facilitare l’accesso a un pubblico ampio; lo studio di modelli digitali per la condivisione della conoscenza, come ad esempio i wiki.

Muoversi in questi territori significa “ampliare gli orizzonti” delle discipline umanistiche, in termini di ambiti di studio, domande di ricerca, percorsi di indagine. Non solo: è l’informatica stessa a trovare nuovi stimoli e prospettive nell’intreccio con il sapere umanistico. Ma c’è un’altra posta in gioco: ripensare lo statuto, il posizionamento e gli obiettivi delle humanities nella cultura e nella società contemporanea, oltre che intervenire sulla società stessa, a diversi livelli.

Giuseppe Previtali, autore di Che cosa sono le digital humanities, sottolinea la centralità di quest’ultimo aspetto: la molteplicità di sperimentazioni delle Digital Humanities trova a suo parere una base comune in una riflessione preliminare su “la possibilità di una partecipazione aperta e democratica ai processi di costruzione della conoscenza, l’esigenza di una rappresentazione plurale e inclusiva di generi e culture, la ricerca di un nuovo equilibrio tra gestione razionale di dati e algoritmi e il riconoscimento delle libertà individuali e collettive, la spinta verso forme di progettazione e gestione del sapere” (p. 8).

Bibliografia

Fabio Ciotti (a cura di), Digital Humanities. Metodi, strumenti, saperi, Carocci, Roma, 2023.
Giuseppe Previtali, Che cosa sono le digital humanities, Carocci, Roma, 2023.

Per saperne di più
Informatica umanistica: https://www.treccani.it/enciclopedia/informatica-umanistica_%28XXI-Secolo%29/
Digital Humanities: intervista a Jeffrey Schnapp: https://www.cineca.it/temi/digital-humanities/intervista-jeffrey-schnapp

Cos’è Atlante Calvino

Atlante Calvino si inserisce perfettamente nel quadro delle Digital Humanities. Il punto di partenza è un lavoro di ricerca condotto con gli strumenti della critica letteraria e applicato all’opera narrativa dello scrittore, che comprende oltre duecento tra racconti e romanzi, scritti e pubblicati tra il 1943 e il 1985.

Confrontarsi con un corpus così ricco e vario per tipologie e formati narrativi ha richiesto delle operazioni preliminari di ricognizione, sistematizzazione e classificazione, per fare in modo che i dati descrivessero nel modo più preciso possibile gli oggetti con cui ci si confrontava. È un punto fondamentale: i dati di partenza non sono “grezzi”, ma sono frutto di un lavoro interpretativo, di riflessioni e prese di posizione critiche.

Le metodologie di analisi letteraria si sono fin da subito ibridate con gli strumenti informatici: le studiose hanno lavorato direttamente sulle pagine di Calvino in versione digitale, annotando il testo man mano che la ricerca procedeva. A partire dai dati così elaborati sono state sviluppate le visualizzazioni grafiche, che restituiscono in forma sintetica e chiara gli spunti di analisi e le piste di lettura individuate dalle ricercatrici.

La data visualization permette infatti di rappresentare una grande quantità di dati in forma sintetica, attraverso schemi, grafici, mappe, infografiche, animazioni. Questo rende l’informazione più immediata e in molti casi offre la possibilità di esplorarla in modo interattivo. A questo scopo vengono utilizzati dei software, alcuni dei quali sono Open Source, cioè liberamente utilizzabili (ad esempio Gephi https://gephi.org/ e RAWGraphs https://www.rawgraphs.io/).

Data la ricchezza del materiale oggetto di indagine, per sviluppare Atlante Calvino la prima esigenza è stata quella di fornire strumenti di orientamento a chi consulta il sito. Sono così state create tre viste chiamate “Bussole”, tra cui una timeline (“Il tempo e le opere”: https://atlantecalvino.unige.ch/compass?lang=it) che mostra lo sviluppo cronologico della produzione calviniana. Ogni opera corrisponde a un cerchio, diverso per forma e colore a seconda del genere letterario e della sede di pubblicazione. Le curve segnalano il passaggio da una decade all’altra e dei brevi testi forniscono una contestualizzazione. Sono dunque resi visibili nello stesso tempo diversi livelli di informazione: non solo una cronologia in senso stretto, ma anche l’evolversi delle scelte di genere letterario e delle preferenze nei formati testuali, oltre che la frequenza delle collaborazioni con alcuni tra i più importanti quotidiani dell’epoca (“Il Corriere della sera”, “La Repubblica”, “l’Unità”).

L’Atlante vero e proprio, accessibile dalla home page del sito, si snoda secondo tre itinerari, che propongono altrettante proposte di lettura, denominate “il dubbio”, “lo spazio” e “la forma”. Esse attraversano l’opera di Calvino mettendone in evidenza i motivi tematici ricorrenti, la geografia reale o immaginaria costruita nei testi, le modalità di organizzazione della trama. Ciascun percorso si sviluppa in modo progressivo: dall’esplorazione delle tracce presenti nel testo, ai fenomeni che esse sottendono, fino ai problemi teorici a essi collegati.

Ad esempio, il primo percorso (https://atlantecalvino.unige.ch/doubt/phase1?lang=it) parte dalla nebbia, intesa come elemento atmosferico e insieme fenomeno “di messa in dubbio dell’esistenza della realtà e di destabilizzazione della sua rappresentazione”, cui si lega strettamente il tema della cancellazione. Un passaggio ulteriore (https://atlantecalvino.unige.ch/doubt/phase2?lang=it) sottolinea la pervasività del dubbio nei testi di Calvino, evidenziando graficamente quanto siano ricorrenti le espressioni di incertezza. Nel terzo livello di analisi (https://atlantecalvino.unige.ch/doubt/phase3?lang=it) viene proposta una lettura più trasversale, centrata sull’idea della cancellazione, letta come conseguenza del diffondersi del dubbio.

Nei diversi itinerari, la produzione di Calvino è intesa come un corpus omogeneo seppure in costante divenire, mutevole ma unitario, attraversato da linee che mettono in relazione i temi, le forme, le scelte stilistiche. La natura rigorosa ma dinamica e stratificata delle visualizzazioni permette di rendere evidenti tanto le ricorrenze e le costanti, quanto i movimenti, le evoluzioni, la dinamicità dell’immaginario calviniano.

Atlante Calvino dimostra come le esigenze dell’analisi critica e quelle della visualizzazione digitale possano procedere di pari passo, in ogni fase del progetto, per tracciare strade ancora tutte da esplorare per chi fa ricerca, studia, o ama l’opera di Calvino.  Peculiarità di questi percorsi è essere aperti e in divenire: forniscono spunti di lettura, aprono nuovi punti di vista, ma non esauriscono i significati e le possibilità di scoperta, spingendo piuttosto chi consulta il sito a formulare domande, a porsi interrogativi e avanzare ipotesi. Il modo migliore per comprendere la complessità e la ricchezza dell’Atlante è esplorarlo in prima persona, seguendo la propria curiosità o istinto, muovendosi dal singolo racconto all’insieme dell’opera, e intrecciando un testo con l’altro secondo una molteplicità di direttrici.

Per saperne di più

Raccolta di articoli su Atlante Calvino: https://atlantecalvino.unige.ch/publications?lang=it

(Crediti immagine: Wikimedia Commons)

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