Aula di Lettere

Aula di Lettere

Percorsi nel mondo umanistico

Sezioni
Accad(d)e che
Come te lo spiego
Interventi d'autore
Il passato ci parla
Sentieri di parole
Nuovo Cinema Paini
Storia di oggi
Le figure retoriche
Gli antichi e noi
Idee didattiche digitali
Le parole dei media
Dall'archivio
Tutti i temi del mese
Materie
Italiano
Lettere classiche
Storia e Geografia
Filosofia
Storia dell'arte
Scienze umane
Podcast
Chi siamo
Cerca
Storia e Geografia

Alle origini della globalizzazione della cultura: il fenomeno delle accademie

A partire dall'inizio del Cinquecento, le accademie italiane diventano protagoniste di una fitta rete di scambi e si affermano come luoghi di una nuova condivisione del sapere, che attraverso i secoli prenderà forme diverse fino ad arrivare ai nostri social network.
leggi
Lo storico della lingua Bruno Migliorini considera il termine accademia una “parola-manifesto”, espressione di quel recupero dell’antichità classica che caratterizzò il Rinascimento italiano. Il termine proviene direttamente dall’antica Grecia e definisce dapprima un luogo ameno, e poi il gruppo di persone che in quel luogo si riuniscono per conversare amichevolmente di argomenti diversi. Evidente è il richiamo è all’Accademia che il filosofo greco Platone aveva creato nei sobborghi di Atene. Non è dunque un caso che una delle prime accademie, formatasi a Firenze nel 1462 attorno al filosofo Marsilio Ficino, recasse il nome di Accademia platonica fiorentina. Essa divenne il punto di incontro tra umanisti del calibro di Pico della Mirandola e Poliziano ma anche di musicisti, medici e giuristi che animavano la vita culturale della città. In quello stesso arco di tempo la rinascita culturale favorita dalla diffusione della cultura umanistica portò alla formazione lungo la penisola di altri cenacoli quali l’Accademia Alfonsina a Napoli, l’Accademia Pomponiana a Roma, l’Accademia Aldina a Venezia, quest’ultima fondata dallo stampatore Aldo Manuzio e rivolta tanto alla pubblicazione dei classici greci e latini, quanto delle opere di contemporanei quali Erasmo da Rotterdam, che dell’accademia veneziana fu membro attivo. L’informalità che caratterizzava tali ritrovi è un aspetto fondamentale delle accademie della prima età moderna. Solo a partire dall’inizio del Cinquecento, ormai diffusesi capillarmente in tutta la penisola, le accademie cominciarono a dotarsi di statuti, più o meno formali, con normative e prescrizioni volte a regolamentare la vita dei cenacoli. Nate spontaneamente o sotto la protezione di principi, sovrani e mecenati, le accademie italiane divennero protagoniste di una fitta rete di scambi rivolti a promuovere finalità culturali di vario tipo e livello, distinguendosi come luoghi fondanti di una nuova sociabilità del sapere, che avrebbe preso forme diverse attraverso i secoli fino ad arrivare ai nostri social network.
Per una panoramica su origini, sviluppo e tipologie delle accademie vedi http://www.treccani.it/enciclopedia/accademia_%28Enciclopedia-Italiana%29/
 

La rete si espande

Nel tradizionale viaggio di formazione che gli stranieri compivano frequentemente in Italia, la visita alle principali accademie fiorite nel nostro paese costituiva un passaggio doveroso. Numerosi furono gli uomini di cultura europei divenuti membri o entrati in regolare contatto con il network delle accademie italiane. Il modello di condivisione e diffusione della conoscenza promosso da tali circoli culturali costituì certamente uno stimolo alla nascita e alla proliferazione di iniziative similari anche oltralpe. Nel corso del Seicento la rete delle accademie si diffuse infatti in molti paesi europei secondo le modalità già sviluppatesi in Italia. Vi furono accademie informali, a carattere privato e finalizzate a ospitare dibattiti e incontri; accademie più strutturate sul piano organizzativo, con precise regole per il loro funzionamento e l’accesso dei membri, accademie sovvenzionate da principi o sorte per volontà dei sovrani. Rispetto al modello cinquecentesco, dove prevaleva il confronto su temi letterari, artistici e filosofici, le accademie del Seicento concentrarono la propria attività nella promozione del progresso scientifico attraverso lo scambio di informazioni, la pubblicazione dei primi periodici, la condivisione dei metodi di indagine sperimentale. Esse svolsero in tal modo un ruolo di primo piano nel sostenere la rivoluzione scientifica seicentesca e promuovere tra gli scienziati la moderna consapevolezza di fare parte di una sola grande comunità transnazionale animata dalle stesse finalità. Attraverso l’opera svolta dall’Accademia dei Lincei, fondata nel 1603 a Roma, l’Italia si pose ancora una volta all’avanguardia nella diffusione delle accademie scientifiche. Impegnata a promuovere studi e ricerche di astronomia, fisica e botanica, l’Accademia dei Lincei (nel cui nome si esprime l’invito all’acutezza dell’osservazione per chi si occupa di scienze) ospitò numerosi affiliati stranieri e divenne il centro di una fitta rete di contatti estesa a molti paesi europei. Tra tutti i membri spiccava il nome di Galileo Galilei, le cui opere trovarono attraverso l’attività dell’accademia occasione di pubblicazione, promozione e diffusione. Il metodo sperimentale galileiano riceverà accoglienza anche in altre importanti associazioni culturali, come l’Accademia degli Investiganti, fondata a Napoli nel 1650, o la fiorentina Accademia del Cimento, sorta nel 1657 per volontà del principe Leopoldo de Medici e nel cui motto “provando e riprovando” trovava sintesi l’essenza dello spirito scientifico del Seicento.
Per un approfondimento sull'Accademia dei Lincei guarda questa puntata di "Passepartout" su RaiTV http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ff1e2e5a-7111-49b5-b9d2-38e71e95d613.html
 

Il caso inglese e quello francese

Nel corso del XVII secolo Germania, Austria, Olanda, Francia, Inghilterra e, in generale, l’intera Europa videro moltiplicarsi il numero di cenacoli, club, circoli ispirati al modello delle accademie italiane. Particolarmente importanti furono i progressi compiuti in Francia e Inghilterra, sia per la qualità scientifica delle accademie che vi sorsero, sia per la rilevanza storica da esse assunta. Nel 1660, per iniziativa di due rinomati circoli scientifici (il circolo Hartlib di Londra e l’Oxford Club di filosofia sperimentale), nasceva nella capitale britannica la Royal Society, destinata a distinguersi come la principale accademia scientifica dell’età moderna e a fregiarsi tra i propri membri di nomi quali Robert Boyle e Isaac Newton, che ne fu presidente tra il 1703 e il 1727. Sempre nello stesso periodo (1666) J.B. Colbert, il potente ministro delle finanze del Re Sole, teneva a battesimo a Parigi Académie royale des sciences, che andava ad affiancarsi all’Académie française, fondata nel 1635 dal cardinale Richelieu e preposta alla valorizzazione della lingua e della cultura francese. A differenza della Royal Society, nata come associazione privata, le grandi accademie francesi nacquero come istituzioni statali, sovvenzionate dai sovrani e direttamente controllate dal governo che ne condizionava indirizzo e temi di ricerca.
Per un approfondimento sulle accademie all’estero leggi questo testo http://www.oilproject.org/lezione/mecenatismo-accademie-e-organizzazione-della-scienza-21023.html
 

L’eredità delle accademie italiane

La concentrazione delle risorse e la centralizzazione organizzativa consentì alle grandi accademie estere di conservare un ruolo di rilievo nel corso dei secoli, mentre nei casi in cui, come in Italia, prevalse la frammentazione e il decentramento il fenomeno delle accademie andò incontro a una progressiva decadenza. Delle circa 800 accademie fiorite nella penisola sono pochissime quelle sopravvissute fino ai giorni nostri e tra queste l’Accademia dei Lincei (scioltasi nel 1630 e rifondata alla metà dell’Ottocento) e l’Accademia della Crusca, nata a Firenze nel 1582 e specializzata in studi linguistici e filologici La critica ha per lungo tempo considerato le accademie italiane come fenomeni provinciali, sottolineandone la sostanziale sterilità culturale. Tale giudizio, sancito da studiosi quali De Sanctis e Croce, ha ostacolato un approfondimento del fenomeno nel suo complesso. Altri studiosi come Eugenio Garin e Carlo Dionisotti hanno invece sottolineato il valore intrinseco del network sociale e intellettuale per la storia della cultura italiana. Grazie a studi recenti, che si sono avvalsi di metodi di catalogazione digitale, è stato possibile affrontare il fenomeno delle accademie da un punto di vista globale, come realtà che legava parti diverse della penisola, laddove gli accademici spesso importavano la loro esperienza nelle città in cui si recavano, oppure esportavano nella loro città le esperienze acquisite in centri maggiori.
Per avere un’idea del network sviluppato dalle accademie italiane guarda questo sito http://www.bl.uk/catalogues/ItalianAcademies/
  Crediti immagini Apertura: Riunione della Royal Society a Crane Court (Wikimedia Commons) Box: Seduta sperimentale dell'Accademia del Cimento (Wikimedia Commons)
Old and New London, etc
800px-Seduta_sperimentale_dell'Accademia_del_Cimento_(Gaspero_Martellini)

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento