Trent’anni dal ritiro dei sovietici dall’Afghanistan
Il 15 febbraio 1989 dopo gli Accordi di Ginevra, le forze sovietiche si ritirano dall’Afghanistan nella prima parte del conflitto che insanguina il paese da decenni
Oggi 15 febbraio è il trentesimo anniversario del ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan, quasi 10 anni dopo l’inizio della guerra, il 24 dicembre 1979. Il conflitto, nel suo primo decennio, fu anche parte della Guerra Fredda e divenne l’inizio della lunga guerra civile afghana. A seguito della Rivoluzione di Saur del 1978, si creò la Repubblica Democratica Afghana, che ideologicamente era vicina all’URSS. Alla neonata Repubblica si contrapposero presto i gruppi di mujaheddin, guerriglieri di ispirazione islamica. Questo pose le basi per l’intervento sovietico nel Paese, nel 1979. I sovietici invasero quindi l’Afghanistan iniziando una guerra contro i gruppi di guerriglieri islamici che si protrasse per circa un decennio. Sostenuti da forze estere, i mujaheddin riuscirono a indebolire a tal punto i sovietici che questi ultimi si ritirarono a partire dagli accordi di Ginevra del 14 aprile 1988, e il loro intervento in terra afghana terminò il 15 febbraio 1989. La Repubblica Democratica Afghana sopravvisse fino al 1992, quando fu proclamata la Repubblica Islamica dell’Afghanistan dopo il collasso dell’esperimento comunista. Tristemente, dal 1979 ad oggi, lo stato dell’Afghanistan non ha vissuto un giorno di pace. Il conflitto, che insanguina il paese ormai da decenni, vede impegnate ancora forze belliche straniere. Per ultima quella statunitense, che è arrivata in terra afghana dal 2001 a seguito degli eventi dell'11 settembre.
(Crediti immagini: Carro armato sovietico sulle montagne afghane, Wikimedia Commons, Gruppo di mujaheddin, 1987, Wikimedia Commons)