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Tempi digitali

L’Atlante dell'Infanzia pubblicato da Save the Children fotografa opportunità e rischi degli strumenti online per i più giovani

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In occasione della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, celebrata lo scorso lunedì 20 novembre, Save the Children ha pubblicato la XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia, dal titolo “Tempi digitali”. La pubblicazione contiene dati, mappe e interviste che raccontano le “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale a livello nazionale.

Dal tempo trascorso online all’uso dei social media, dal cyberbullismo alle dipendenze da internet, l’Atlante fornisce una panoramica sulle abitudini dei bambini, delle bambine e degli adolescenti. Tra i dati riportati, si evidenzia come, nonostante l’età in cui si utilizza lo smartphone sia sempre più bassa (con il 30% di bambini tra i 6 e 10 anni che ne hanno fatto uso tutto i giorni nel biennio 2021-22), i giovani di 16-19 anni dimostrano scarse competenze digitali rispetto ai coetanei europei. Se in Europa in media il 31% dei ragazzi e delle ragazze hanno poche o nessuna competenza, in Italia la percentuale raggiunge il 42%. Le competenze sono state misurate in base al Digital Competence Framework 2.0, un quadro di riferimento europeo che tiene conto delle capacità relative ad “alfabetizzazione all’informazione e ai dati”, “comunicazione e collaborazione”, “creazione di contenuti digitali”, “sicurezza” e “risoluzione dei problemi”.

Ampio spazio è dedicato anche al ruolo della scuola nell’insegnare a utilizzare i linguaggi e gli strumenti in modo adeguato e sicuro. Oltre alla necessità di dotare tutte le scuole di una connessione veloce e stabile e di strumenti adeguati, ha un’importanza fondamentale la formazione degli insegnanti per facilitare l’integrazione dei linguaggi del digitale con quelli più tradizionali.

L’Atlante raccoglie varie testimonianze di insegnanti, esperti di didattica e docenti universitari su come si forma un insegnante “smart” (pag. 174). Tra queste voci, Elisabetta Nigris, docente di Progettazione didattica e valutazione all’Università Milano Bicocca ricorda che “Non basta fare corsi di formazione semplicemente per poter usare gli strumenti. Si parte da là ma poi, per raggiungere degli obiettivi socio­cognitivi in modo che la maggior parte degli studenti li acquisisca, l’insegnante deve costruire delle relazioni di fiducia e ascolto dei ragazzi. Quello che ci chiedono i ragazzi rispetto alla valutazione, che è la punta dell’iceberg di un processo, è di essere ascoltati. […]” All’ascolto e alla formazione la professoressa Nigris accosta le parole “tecnologia” e “partecipazione”. “In Italia gli insegnanti hanno basse competenze metodologiche ­didattiche quindi anche basse capacità di adottare strategie partecipative. Se usi le tecnologie senza strategie partecipative promuovi un apprendimento di tipo individualizzato ma non perché calibrato su un individuo ma semplicemente perché è solipsistico, ciascuno usa lo strumento per i fatti suoi con le sue capacità economiche, culturali, di competenza, di aiuto a casa e, dunque, di nuovo siamo di fronte a un divario e alle diseguaglianze”.  

Come esperienza di integrazione tra l’apprendimento delle competenze digitali all’interno dei percorsi di educazione civica viene citato il progetto “Connessioni Digitali”, promosso da Save the Children in cento scuole italiane, per rafforzare non solo le abilità strettamente tecniche, ma l’esercizio del pensiero critico e la capacità di essere in rete attori creativi e consapevoli.

Per visitare la piattaforma dedicata all’Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia – Tempi digitali clicca qui

Per leggere la sintesi sul sito di Save the Children clicca qui

Crediti immagini
Homepage e articolo
: Copertina dell’Atlante (savethechildren.it)