25 novembre: contro la violenza di genere
Le parole che usiamo mettono in evidenza schemi sociali e modi di vedere il mondo che non sono fissati nelle grammatiche delle lingue che parliamo. In questo video, la sociolinguista Vera Gheno spiega che l’italiano è una lingua che permette una pratica inclusiva e rispettosa: gli usi sessisti dell’italiano non sono giustificabili sul piano grammaticale, ma esprimono un punto di vista sul mondo che può essere cambiato.
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione contro la violenza sulle donne: la data è stata scelta per celebrare la storia delle sorelle Mirabal, attiviste contro la dittatura di Trujillo in Repubblica Dominicana. Una dittatura che viene ricordata come feroce e particolarmente violenta, soprattutto nei confronti delle donne.
Secondo le leggende fondative dell’antica Roma la fine della monarchia fu innescata dallo stupro che Sesto Tarquinio, figlio del re Tarquinio il Superbo, compì su Lucrezia, moglie di suo cugino Lucio Collatino. Nella cultura dell’antica Roma una violenza di questo tipo, oltre a essere una grave ingiustizia, aveva un carattere eversivo e tirannico, perché la famiglia e il ruolo della donna avevano precise connotazioni a tutela del mantenimento dell’equilibrio dello Stato.
Nonostante nella nostra società i ruoli di comando siano ancora tendenzialmente affidati a maschi, non sono più così rare figure femminili al potere in diversi ambiti sociali. Questo significa che la nostra società è riuscita a superare i dettami di una società patriarcale? Partendo dal pensiero di Simone de Beauvoir, Beatrice Collina si interroga sui nodi ancora aperti della condizione femminile.
Quali sono i moventi e le cause della violenza maschile sulle donne? Andrea Tarabbia individua tre temi seguendo tre drammatiche storie che vengono raccontate dalla letteratura italiana (Giovanni Verga) e internazionale (Leonid Andreev e Thomas Hardy).
In un mito greco riportato da varie fonti antiche, tra cui le Metamorfosi di Ovidio, lo stupro di Filomela da parte del cognato Tereo non è l’unico atto di violenza verso la donna: Tereo le taglia la lingua per impedirle di raccontare della violenza subita. Nell’analisi di questa storia, Roberta Ioli mostra come la violenza fisica si accompagna all’imposizione del silenzio, che però nel mito la protagonista riesce ad aggirare.
Come e perché si diventa violenti? E, in particolare, quali sono le cause che portano un uomo a essere violento – fino alle più estreme conseguenze – verso una donna, con la quale spesso ha un rapporto affettivo o di parentela? Le diverse correnti psicologiche che hanno provato a rispondere a queste domande forniscono spunti importanti su come elaborare strategie per evitare la violenza di genere.
Contro la violenza sulle donne sono state realizzate diverse campagne di comunicazione sociale. Come funzionano queste campagne e quali strategie comunicative adottano? In particolare, come ritraggono e si rivolgono agli uomini?
L’arte ha raccontato tragedie e ingiustizie: la violenza di genere non fa eccezione. Chiara Pilati propone una rassegna di opere su atti di violenza e sopraffazione maschile sulle donne, dal ‘500 ai giorni nostri.
Luigi Paini propone una rassegna di cinque film che hanno saputo raccontare la violenza sulle donne mantenendo un grande rispetto per le vittime di quelle violenze. Si parte da un film recente, Vermiglio di Laura Delpero e si arriva a Spielberg, passando anche per un classico del neorealismo e per due film girati quando il cinema non era ancora sonoro.
Che cos’è il femminicidio? Quali sono le sue caratteristiche più riconoscibili ma non sempre conosciute? E che cos’è la violenza di genere? La giurista Francesca Faenza risponde a queste domande facendo riferimenti al diritto, alle leggi e analizzando i dati più aggiornati.
Nella provincia profonda degli anni Sessanta, una donna che subisce violenza è disonorata. La legge offre un rimedio, il matrimonio riparatore. Franca è la prima a dire pubblicamente di no.
Nel giugno del 1946 il viso di una ragazza sbuca da una pagina del Corriere della Sera: è nata la Repubblica Italiana.
Per spiegare quanto dell’organizzazione sociale si annidi nei segni linguistici, in questo sentiero si considererà il caso delle marche di genere impiegate in italiano per distinguere femminile e maschile nell’ambito degli appellativi denotanti professioni.
La storia di Malala ha fatto il giro del mondo. Dopo 10 anni, a che punto è l’istruzione delle bambine? E perché, da noi, a lasciare il banco vuoto sono soprattutto i maschi?
Dopo aver spiegato la prolessi, cioè un’anticipazione sul futuro di una storia o di un racconto, Andrea Tarabbia presenta l’analessi, che della prolessi fa il contrario: essa riavvolge il nastro su qualcosa che è già successo rispetto al piano temporale del racconto, presenta azioni passate e spiega come siamo arrivati a un determinato sviluppo narrativo.