Per una panoramica completa sulla storia dell’Istituto LUCE leggi questo saggio:
http://www.treccani.it/enciclopedia/luce_res-e483c6d6-cfac-11df-8719-d5ce3506d72e/
e guarda questo video:
http://www.raistoria.rai.it/articoli/come-eravamo-come-siamo-90-anni-di-luce/25392/default.aspx
Educare il popolo
L’Istituto LUCE nacque nel 1924 con un nome differente (Sindacato Istruzione Cinematografica) ad opera di Luciano De Feo, avvocato, politico e giornalista assai attento alle potenzialità educative e didattiche offerte dal cinema. Sotto la direzione di De Feo il SIC realizzò alcuni documentari di impronta geografico-naturalista che subito attirano l’attenzione di Benito Mussolini, da poco nominato capo del governo dopo avere svolto una lunga esperienza giornalistica, prima come direttore dell’Unità e poi del Popolo d’Italia. Mussolini comprese subito la straordinaria forza insita nei nuovi mass media, che dall’inizio del secolo si stavano diffondendo nel mondo occidentale. In un paese in cui l’analfabetismo era ancora una realtà ampiamente diffusa, cinema e radio rappresentavano infatti agli occhi del capo del fascismo due strumenti preziosi per raggiungere direttamente le masse e coinvolgerle nell’attività di un governo intenzionato a guidare l’Italia verso un svolta storica. È proprio un documentario filogovernativo appena realizzato dal SIC e intitolato Dove si lavora per la grandezza d’Italia a spingere Mussolini a rompere ogni indugio e a trasformare la piccola società anonima creata da De Feo ne L’Unione Cinematografica Educativa (L.U.C.E.), dotandola delle risorse necessarie a diventare un Ente parastatale direttamente controllato dall’esecutivo.E L.U.C.E. fu
Nella sostanza il taglio didattico e le finalità educative del SIC non subirono modifiche. Ciò che cambiò fu il raggio d’azione del nuovo ente, che si sviluppò seguendo le esigenze di un governo autoritario trasformatosi in regime dittatoriale, dove la propaganda iniziava ad occupare spazi sempre più importanti nella vita quotidiana del paese. Il LUCE divenne così nello stesso tempo testimone e strumento del processo di fascistizzazione che investì la società italiana. I filmati sulla politica economica e sociale del regime si moltiplicarono, allargandosi sui temi cari al fascismo quali l’esaltazione della ruralità, la modernizzazione del paese, la celebrazione delle tradizioni popolari, i bagni di folla dei gerarchi in occasione dell’inaugurazione di nuovi ponti, strade, edifici pubblici eccetera. Molti erano i documentari dedicati a realtà quotidiane geograficamente distanti tra loro, nei quali tradizioni, usi, costumi e abitudini differenti trovavano sintesi in uno sforzo di unificazione culturale finalizzato a rafforzare la coscienza nazionale del popolo italiano. L’utilizzo di cineprese mobili montate su furgoncini (i cinemobili) consentiva di raggiungere anche gli angoli più remoti della penisola e di proiettare nelle piazze dei piccoli borghi le gesta del regime o le microstorie di un Paese per molti aspetti ancora in cerca di un’identità condivisa. Nei documentari realizzati dal LUCE a Mussolini era naturalmente riservato un ruolo da protagonista ma si può dire che, per l’attenzione con la quale seguiva l’attività dell’Istituto, il Duce stesse non solo davanti ma anche dietro la cinepresa, dando disposizioni su regia, soggetto e sceneggiatura in merito agli argomenti di particolare rilevanza.
Sul vastissimo patrimonio documentario dell’Istituto LUCE
https://www.archivioluce.com/
Un “superuomo” dal volto umano
Nel corso degli anni Trenta l’arrivo del sonoro consentì all’Istituto LUCE di compiere un ulteriore salto di qualità nel sostenere il processo di fascistizzazione del paese. I cinegiornali proiettati all’inizio e alla fine degli spettacoli cinematografici iniziarono ad essere accompagnati da commenti vocali caratterizzati dal timbro “solenne, marziale e vibrante di romano orgoglio” voluto dal regime. Basta ascoltare quelle voci per riconoscere e immergerci, senza ulteriori spiegazioni, nel clima del Ventennio. Un clima reso ancora più intenso quando la voce e le immagini che scorrono sulla pellicola sono quelle del Capo, affacciato in divisa a uno dei tanti balconi che sovrastano le piazze italiane, oppure a torso nudo sulla pedana di un trattore, o ancora mentre visita una colonia balneare, un orfanotrofio, una fabbrica, una caserma. I cinegiornali degli anni Trenta si adattarono alla costruzione dell’immagine marmorea del Duce, fungendo da cassa di risonanza del processo di identificazione tra i popolo e il capo. A differenza dei leader degli altri sistemi totalitari, per lo più inquadrati nella solenne staticità della grandi adunate di massa, Mussolini offrì al pubblico anche un’immagine privata del capo, facendosi riprendere dalla cinepresa nei momenti più disparati della quotidianità, con l’effetto studiato di coniugare la dimensione dell’uomo a quella del superuomo. Condottiero, muratore, cavallerizzo, uomo politico, aviatore, soldato, sciatore, padre di famiglia e contadino, il capo del fascismo riuscì a fare di sé stesso un variopinto monumento per immagini e a catturare con maestria l’immaginazione del popolo italiano, fin quando la drammatica realtà della guerra non finirà per trasformare il sogno di un’Italia potente, prospera e serena in quel terribile incubo che neppure gli artifici cinematografici dell’Istituto LUCE riusciranno a dissolvere.
Per un esempio di cinegiornale celebrativo guarda questo video
https://www.youtube.com/watch?v=0gEAAKuy008
Per un esempio delle molteplici apparizioni di Mussolini guarda questo video
https://www.archivioluce.com/2018/07/04/il-duce-sportivo/
Crediti immagini
Apertura: Istituto LUCE, 1937, Wikimedia Commons
Box: Mussolini colloca la prima pietra dell'edificio, 1937, Wikimedia Commons