In questa pagina dell’Agenzia Europe Direct, è possibile trovare materiali didattici per attività relative ad alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030. Si segnala in particolare il laboratorio “ Goal 13. Obiettivo Terra: Debate sul tema del cambiamento climatico”.
La qualità dei fattori ambientali: pre-condizione o diritto fondamentale?
La definizione di cosa sia il “diritto a un ambiente sano” e il rapporto di questa specifica tipologia con gli altri diritti umani sono aspetti molto discussi. Si possono individuare due prospettive principali nel dibattito contemporaneo. La prima visione considera i fattori ambientali come pre-condizioni che influenzano in modo inevitabile il godimento dei diritti fondamentali nella loro pienezza: senza la possibilità di usufruire di un ambiente salubre, pulito, esteticamente piacevole si ritiene impensabile che qualsiasi altro diritto (alla dignità, alla libertà, al cibo, alla salute) possa dirsi di fatto realizzato. Per il secondo approccio invece quelli ambientali sarebbero diritti inalienabili e manterrebbero una propria indipendenza rispetto agli altri diritti umani: in questo caso, si potrebbe ipotizzare il soddisfacimento di alcuni diritti fondamentali anche a prescindere dal godimento di quelli ambientali. I critici di questa seconda opzione evidenziano in particolare la difficoltà di definire standard adeguati contro la cui violazione si potrebbe eventualmente fare causa, nonché il problema dell’applicabilità spaziale di questa categoria di diritti che, a differenza di quelli “classici”, sfuggono alla capacità dei singoli Stati di poterli garantire in autonomia, dal momento che le questioni ambientali si pongono come non delimitabili geograficamente.Prospettiva antropocentrica vs. prospettiva biocentrica
Già negli anni Settanta alcune correnti di pensiero hanno posto l’accento sulla peculiarità dei diritti ambientali evidenziando come questi non sarebbero pertinenti in modo esclusivo alla sfera umana, ma includerebbero tra i soggetti interessati anche piante, animali e la biosfera nel suo complesso. Considerare come diritto “umano” il diritto a un ambiente sano e pulito significa, per i sostenitori di queste posizioni, trattare la questione ambientale da una prospettiva antropocentrica e strumentale, quando l’effettiva difesa della natura e del pianeta potrebbe richiedere l’adozione di misure contrarie agli interessi dell’uomo. Sono diversi i movimenti che percorrono questa direzione avendo una certa influenza a livello politico, pur giungendo in alcuni casi a sposare tesi radicali e ad abbracciare posizioni che potremmo definire “mistiche” e “alternative”. Inaugurata dalle riflessioni del filosofo norvegese Arne Naess (1912-2009), nella sua formulazione originaria la cosiddetta Deep ecology sostiene un «egalitarismo biocentrico» riconoscendo a tutte le forme di vita un valore intrinseco, indipendentemente dalla loro utilità per l’uomo. Contrario alle impostazioni individualistiche, Naess concepisce tutti gli organismi, inclusi gli esseri umani, come nodi di una rete, privilegiando quindi un’interpretazione relazionale e proponendo un’estensione del concetto tradizionale di “Io” (delimitato, in sé compiuto, contrapposto a un mondo esterno e alle altre individualità) che diventa “Io-ecologico”, in quanto parte, tra le altre, della natura. Un pensiero, quello di Naess, che si richiama alla filosofia del filosofo olandese Baruch Spinoza (1632-1677).
Per una breve introduzione alle questioni principali del pensiero di Spinoza, si rimanda all'intervento di Remo Bodei. Clicca qui.