Pur con tutte le distorsioni del caso, un’idea del legame tra “sport” e guerra è resa bene da un frammento del film “300”: clicca qui per vederlo https://www.youtube.com/watch?v=-KeOt307n0Y
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Competizione, premio, celebrazione: lo scenario dell’Iliade
La prima e più dettagliata descrizione di attività sportive nella Grecia arcaica è offerta dall’episodio del libro XXIII dell’Iliade comunemente noto come “Giochi funebri” per Patroclo. La scena si apre ai vv. 257 ss., con Achille che fa portare di fronte agli Achei riuniti i premi in palio per le gare che seguiranno (lebeti, tripodi, cavalli, mule, buoi, “donne dalle belle cinture”, ferro: sul valore dei premi torneremo in seguito). Quindi stabilisce quali siano da assegnare ai vari piazzamenti nella gara della corsa col carro (vv. 262-270). Segue lo svoglimento della gara e l’assegnazione dei premi. Questo schema (proposizione dei premi -> competizione -> assegnazione dei premi) si ripropone per le successive gare: pugilato (vv. 653 ss.), lotta (vv. 700 ss.), corsa (vv. 740 ss.), scontro in armi (vv. 798 ss.), lancio del disco (vv. 826 ss.; in realtà il termine greco è solon, che non corrisponde propriamente a un disco, diskos: pare trattarsi di una specie di piastra o lingotto di metallo - ferro, nel caso - di considerevole peso), tiro con l’arco (vv. 850 ss.), lancio del giavellotto (vv. 884 ss.). Alcuni aspetti dell’intera manifestazione meritano di essere considerati singolarmente. In primo luogo la dimensione agonale e il carattere marcatamente agonistico della competizione: i partecipanti gareggiano per vincere, e per ottenere la vittoria sciolgono voti agli dèi, ricorrono all’arte, all’esperienza, all’espediente. In seconda battuta è da sottolineare che la competizione non è fine a se stessa, e la vittoria non ha carattere puramente simbolico: il piazzamento porta infatti con sé un beneficio concreto, ossia il premio in palio, di elevato valore materiale (si tratta di una vera e propria forma di circolazione di beni). Tant’è che l’assegnazione dei premi risponde a logiche lontane da quelle ‘sportive’ moderne (si vedano in particolare i vv. 536-538, in cui Achille, a dispetto dell’ordine d’arrivo, assegna all’ultimo il secondo premio - ne segue, ovviamente, contestazione che rischia di finire in rissa; o si vedano i vv. 616 ss., con l’assegnazione di un premio al vecchio Nestore, che non gareggia affatto, oppure i vv. 884 ss., dove i premi vengano assegnati senza che la gara si svolga). L’intera manifestazione, infine, vale come atto d’omaggio: serve a celebrare e onorare il defunto Patroclo.
Per le grandi competizioni sportive panelleniche, comprese le Olimpiadi, che sono una forma altamente istituzionalizzata e formalizzata della stessa struttura dei ‘giochi’ iliadici, clicca qui
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Ecco dunque i fatti risultanti dalla veloce analisi sopra svolta:
1. l'attività fisica/sportiva è legata alle pratiche della guerra e a queste funzionale: vale come addestramento militare;
2. nell’orizzonte culturale della società iliadica è possibile definire uno statuto ‘aristocratico’ dello sport: sono gli aristoi che lo praticano perché sono gli aristoi che combattono;
3. le manifestazioni sportive hanno carattere di competizione: i giochi hanno carattere pubblico, agonale, marcatamente agonistico (il premio in palio è un obiettivo importante da raggiungere e conseguire);
4. i “giochi” hanno funzioni sociali e culturali collaterali: valgono come tributo, come atto di omaggio che serve a onorare un defunto (ma, in altri contesti, anche un evento o un personaggio).
L’animosità dei giochi iliadici richiama contesti “sportivi” lontani dal fair-play sbandierato dai media: l’atmosfera pare molto più simile a quella che si respira negli irascibili e rissosi campi di calcio dei ragazzini.
Immagine di apertura: bassorilievo con uomini che giocano a palla, 500 a.C. ca (via Wikipedia)
Immagine per il box: "Discobolo" di Guilherme Tavares (via flickr)



