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21 gennaio 1924: muore Lenin

Dall’aprile del 1922 il leader sovietico era stato colpito da una serie di ictus che avevano progressivamente ridotto le sue capacità

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Il 21 gennaio 1924 fa moriva, all’età di 53 anni, Vladimir Il′ič Ul′janov, il rivoluzionario e statista russo conosciuto come Lenin.

La morte di Lenin avvenne al termine di un periodo di malattia durato più di 18 mesi. Nell’aprile del 1922, fu sottoposto a un intervento per rimuovere uno dei proiettili da cui era stato colpito durante un attentato del 1918. Nonostante la ripresa rapida dall’operazione, il 26 maggio il leader sovietico fu colpito da un primo ictus, che lo rese parzialmente paralizzato e incapace di parlare. Dopo un iniziale miglioramento nel mese di giugno, a dicembre subì una nuova paralisi, in seguito al quale le sue attività divennero molto limitate.

Tuttavia, nei giorni immediatamente successivi al secondo ictus – tra il 23 dicembre 1922 e il 4 gennaio 1923 – Lenin riuscì a dettare e far mettere per iscritto il suo “Testamento” politico, ovvero “La lettera al Congresso” e il supplemento alla lettera. Negli articoli, egli esprimeva le sue preoccupazioni relative alla stabilità del partito sotto la guida di personalità come quelle di Stalin e Trotski (clicca qui per consultare il testo in italiano).

L’attività politica di Lenin si concluse definitivamente nel marzo del 1923, quando un nuovo ictus lo privò della parola. La mattina del 21 gennaio 1924 fu colpito dall’ultima paralisi e morì il pomeriggio dello stesso giorno a Gorki. Il corpo di Lenin, trasferito a Mosca, fu esposto in pubblico nella Sala delle Colonne, per essere in seguito imbalsamato e conservato in un mausoleo sulla Piazza Rossa.

Per leggere un approfondimento di Ludovico Testa pubblicato su ‘Aula di Lettere’ clicca qui
Per approfondire sull’Enciclopedia Britannica (in inglese) clicca qui

Crediti immagini
Homepage:
Immagine pubblica di Lenin scattata da Pavel Semyonovich Zhukov (1870-1942) nel 1920 (Wikimedia Commons)
Apertura: Mausoleo di Lenin a Mosca, marzo 1925 (Wikimedia Commons)