In questo sentiero, il primo del nuovo anno scolastico, la riflessione sarà incentrata su natura, termine dal radicale discusso in occasione della pillola su “Futuro, passato, presente: essere e divenire” per via delle sue implicazioni con il paradigma, riccamente suppletivo, del verbo essere latino.
In questa occasione si cercherà di guardare la parola da un’altra angolatura, del tutto differente, nella fattispecie lessicografica. Si parlerà di dizionari e della loro importanza anche in un’epoca, come questa, in cui appaiono compressi per effetto della rivoluzione digitale. Il recupero di quanto offerto dai diversi dizionari, a prima vista distante dagli interessi delle classi discenti, potrebbe invece risultare utile ad alimentare una riflessione non solo metalinguistica sulla lingua. E ciò per una serie di ragioni, connesse, non ultimo, con la fattura stessa di questo strumento, un tempo non ordinato alfabeticamente né rigidamente organizzato quanto a forma di citazione. Strumenti cui si guarda quando si cerca un riscontro sulle ragioni di essere di una parola o sulla sua giustezza e dei quali ci si dimentica la genesi, collocabile in un tempo, uno spazio, un contesto sociale, una cornice cognitiva, quella di chi lo ha impostato, riconducibile a una ideologia, della quale difficilmente non sarà trasudata qualche traccia nella de-finizione di ogni singolo termine. Questa profonda umanità, per lo più maschile, del dizionario, si è andata poi a sommare a una pratica tutt’altro che peregrina, quella del “discorso di riuso” (Lausberg), che ha condotto a trascinamenti spesso plurisecolari delle glosse esplicative dei vocaboli, che, per conseguenza, hanno spesso perpetuato simulacri di significato o dato scarsa – a volte nulla – evidenza a nuovi rivoli semantici magari già in fase di consolidamento o persino consolidati presso la massa parlante. Questo insieme di considerazioni, unitamente alla necessità di rinvigorire il rapporto con le parole per concimare quello con la cittadinanza e le sue istituzioni, fanno sì che il riferimento ai vari dizionari di cui si dispone anche per una stessa lingua possa e debba essere visto come una opportunità, in special modo oggi. Grazie alla rete sono infatti disponibili e facilmente navigabili strumenti di enorme pregio fino a poco tempo fa reperibili solo presso le biblioteche, neppure tutte. Ultimo tra i tanti, da maggio dell’anno in corso L'Accademia della Crusca pubblica on line il Grande Dizionario della Lingua Italiana fondato da Salvatore Battaglia (comunicato stampa del 9 maggio 2019) quello che, a giudizio di chi scrive, è lo strumento più ricco e affascinante di cui si dispone per la lingua italiana, Il grande dizionario della lingua italiana, in acronimo GDLI, fondato da Salvatore Battaglia ed edito dal 1961 al 2002 prima sotto la guida dello stesso Battaglia, poi di Bàrberi Squarotti. Per cercare di far corrispondere a queste parole un riscontro anche fattuale, si fornirà di seguito il rinvio ad alcune di queste risorse (selezionate, da chi scrive, sulla base della propria esperienza in contesti formativi differenti) oltre che ad alcuni contributi personali nei quali sarà possibile trovare, in forma leggermente meno compressa, quanto poc’anzi affermato su genesi e fatture dei dizionari e relative implicazioni.
(Crediti immagini: Wikimedia Commons, Pixabay)