Le parole danno forma al pensiero e raccontano la realtà che ciascuno di noi vede e di cui è testimone.
Le parole hanno la forza di andare a fondo, di approfondire il reale e di portare lo sguardo degli scrittori e dei lettori verso ciò che altrimenti ci sfuggirebbe: scegliere le parole attentamente, come se fossero strumenti di un artigiano, è la lezione che Massimo Birattari vede concretizzarsi nel racconto “Il marmo e il sangue”, contenuto nella raccolta Palomar (1983), ultimo romanzo che Calvino ha pubblicato in vita.
Il racconto scelto da Massimo Birattari vede il protagonista in un momento di difficoltà: ha voglia di acquistare della carne da mangiare ma, al contempo, prova un senso di colpa e ha profonda compassione per l’animale macellato.
Il racconto, illustra Birattari, riesce magnificamente a descrivere l’essenza del dissidio che sta vivendo Palomar: questa complessità, costruita su una sorta di incoerenza, viene risolta grazie al potere del lessico, vivido e concreto e mai scontato e accurato, evitando la retorica e la banalità.
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