Figura simile alla dittologia (https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/materie-lettere/italiano-lettere/la-dittologia-una-figura-viva-e-vegeta), che può esserne considerata una derivazione, la sinonimia può causare confusione: non ha necessariamente a che vedere, infatti, con dei sinonimi, ma con una sequenza di parole o espressioni diverse che però hanno lo stesso senso e che vengono messe in fila con l’idea di rafforzare un concetto.
Facciamo una sinonimia quando siamo arrabbiati con qualcuno che ha combinato un pasticcio («Hai fatto un disastro! È una catastrofe! Un’apocalisse!») o quando ci innamoriamo e diventiamo un po’ melensi, retorici («Ti adoro... ti venero... ti amo!»): quasi sempre, peraltro, nelle successioni sinonimiche ben fatte si usano tre elementi, come in questi esempi, perché la struttura ternaria è il nucleo base, in retorica, per un discorso efficace (quattro elementi sono troppi, due sono spesso pochi).
Infine, fate attenzione, perché la sinonimia è diversa dall’isocolo (https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/materie-lettere/italiano-lettere/in-fila-per-tre-lisocolo), a cui magari istintivamente state pensando: infatti anche là, nell’isocolo, si costruiscono frasi ternarie, ma non sono composte da sinonimi o da espressioni che hanno lo stesso senso.
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