L’esercito greco e quello troiano: tavole sinottiche degli schieramenti
https://www.academia.edu/22529172/ILIADE_-_Libro_Secondo_-_Catalogo_delle_Navi_e_Catalogo_Troiano_-_Tavole_sinottiche
La vertigine di Eco
Uno degli ultimi libri pubblicati da Umberto Eco è dedicato proprio agli elenchi: si chiama Vertigine della lista, ed è del 2009. In esso, Eco esplora alcuni dei modi attraverso i quali il mondo della letteratura e quello delle arti visive hanno messo in scena gli elenchi: ovviamente, Vertigine della lista non ha pretese di esaustività – Eco sa benissimo che sono pressoché infinite le strade della catalogazione. Però ci sono alcune regole, alcune modalità che ritornano: il “tutto qui” dello scudo di Achille e l’“eccetera” del catalogo delle navi sono i due momenti fondamentali. Il punto è che la lista, secondo Eco, è in tutto e per tutto una forma letteraria, ed egli si diverte (sembra un bisticcio, ma non è così) a catalogare i modi in cui si fanno i cataloghi.
Umberto Eco parla di "Vertigine della lista":
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5cd0b4e6-7041-4f7f-9ec8-cfafc22e2ab2.html
Una piccola lista di liste
Sarebbe bello che questo pezzo, che parla di liste, fosse solo un lungo elenco di opere in cui ci sono dei cataloghi di cose. Siccome non è possibile, vorrei almeno trasformarlo, da qui alla fine, in una piccola antologia – in una teca di vetro dove sono esposte alcune opere che hanno fatto degli elenchi il loro marchio. Guardiamo per esempio Le città invisibili di Italo Calvino. Che cos’è questo libro, fin dall’indice, se non un lungo catalogo ragionato di città immaginarie? Contiene città che hanno a che fare con la memoria, i segni, il desiderio, la sottigliezza, gli scambi, gli occhi, il nome, i morti, il cielo, la continuità, l’essere nascosti. E, dentro al libro, a un certo punto si parla perfino del fatto che «Il Gran Khan possiede un atlante i cui disegni figurano l'orbe terracqueo tutt'insieme e continente per continente, i confini dei regni più lontani, le rotte delle navi, i contorni delle coste, le mappe delle metropoli più illustri e dei porti più opulenti. Ne sfoglia le carte sotto gli occhi di Marco Polo per mettere alla prova il suo sapere. Il viaggiatore riconosce Costantinopoli nella città che incorona da tre rive un lungo stretto, un golfo sottile e un mare chiuso; […]».
Qui trovi tutto il passo in cui Calvino descrive l'Atlante del Gran Khan: http://www.roberto-crosio.net/1_intertestualita/calvino_citta.htm
«Finché ogni forma non avrà trovato la sua città, nuove città continueranno a nascere»: così inizia l’ultimo paragrafo di questo catalogo. Ecco, qui c’è, svelato, uno dei segreti degli elenchi: essi danno forma a ciò che non può averne. Accostano cose che normalmente non possono comparire vicine: per esempio qui, a un certo punto, dalla combinazione di Troia e Istanbul scaturisce San Francisco. Pensate a Controcorrente, dello scrittore francese Joris K. Huysmans: è la storia di Des Esseintes, giovane nobile e nevrotico, che decide di ritirarsi dal mondo. Va a vivere in provincia e allestisce una ricca casa che gli somiglia, rispecchiando il suo gusto vizioso e decadente: pareti piene di stoffe rare, finestre gotiche, mobili fastosi, piante rare ed esotiche, perfino una tartaruga che, però, non si adatta bene al tappeto. Ebbene, larghe parti del romanzo non sono che elenchi di cose che Des Esseintes acquista e assembla: Controcorrente pullula di quadri, stoffe, tappeti, pizzi, decorazioni, accostamenti arditi e fatti per capriccio.
Ecco, come esempio, un gruppo di capitoli di Controcorrente, pieni di elenchi: https://www.rodoni.ch/busoni/bibliotechina/controcorrente/controcorrente4.html
E ancora, gli elenchi di insulti, o di cibi, che popolano il Gargantua e Pantagruele di Rabelais, o le poesie-elenco di Walt Whitman (cercate, in Foglie d’erba, la poesia Partendo da Paumanok), o gli eccessi barocchi di Marino, che nel decimo canto dell’Adone scrive, elencando le arti umani in quel suo modo sempre eccessivo:
Mira di che bei fregi orna la testa,
come l'intreccia de' più verdi rami;
di stromenti e di machine ancor vedi
qual e quanto si tien cumulo a' piedi.
Mira penne e pennelli e mira quanti
v'ha scarpelli e martelli, asce ed incudi,
bolini e lime e circini e quadranti,
subbi e spole, aghi e fusi e spade e scudi. -
[…]
Mira intorno astrolabi ed almanacchi,
trappole, lime sorde e grimaldelli,
gabbie, bolge, giornee, bossoli e sacchi,
labirinti, archipendoli e livelli,
dadi, carte, pallon, tavole e scacchi
e sonagli e carrucole e succhielli,
naspi, arcolai, verticchi ed oriuoli,
lambicchi, bocce, mantici e crocciuoli,
mira pieni di vento otri e vessiche
e di gonfio sapon turgide palle,
torri di fumo, pampini d'ortiche,
fiori di zucche e piume verdi e gialle,
aragni, scarabei, grilli, formiche,
vespe, zanzare, lucciole e farfalle,
topi, gatti, bigatti e cento tali
stravaganze d'ordigni e d'animali;
tutte queste che vedi e d'altri estrani
fantasmi ancor prodigiose schiere,
sono i capricci degl'ingegni umani,
fantasie, frenesie pazze e chimere.
[…]
Eccetera eccetera. Chiudiamo questo catalogo incompleto con un altro maestro dell’elenco: l’americano Edgar Lee Masters e la sua Antologia di Spoon River. Questo è il testo di La collina. Ho tolto la strofa finale, perché non è un elenco:
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso in miniera,
uno fu ucciso in rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie,
la tenera, la semplice, la vociona, l’orgogliosa, la felicie?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.
Una morì di un parto illecito,
una di amore contrastato,
una sotto le mani di un bruto in un bordello,
una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale,
una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi,
ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag –
tutt, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
e il maggiore Walker che aveva conosciuto
uomini venerabili della Rivoluzione? *
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
e figlie infrante dalla vita,
e i loro bimbi orfani, piangenti –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Ma il finale di "La collina", insieme a una rielaborazione di tutto il testo, lo potete ascoltare qui:
Il timore di non poter dire tutto
Certo, l’elencazione, la volontà di fare il catalogo di ogni cosa, nascondono anche il timore di non poter dire tutto, di lasciarsi qualcosa indietro: pur di non perderlo, allora, lo si mette in lista. È qualcosa di molto simile al collezionismo: colleziono, conservo per la gioia del possesso, ma anche per un’ansia di completezza. Tutto ha collezionato e elencato la letteratura: nel Profumo di Patrick Süskind c’è un elenco, abbastanza esaustivo, delle puzze; Georges Perec ha registrato, in un bizzarro libro-esperimento, tutto ciò che accade ed è visibile dal tavolino di un bar di Parigi in cui è stato fermo, taccuino alla mano, per tre giorni: il risultato è un libro-elenco che si chiama Tentativo di esaurire un luogo parigino. Il luogo è place Saint-Sulpice, il libro è un elenco di persone, macchine, autobus, animali, nuvole, cose all’apparenza insignificanti, luci, ombre, colori, foglie eccetera; Joyce, nell’Ulisse come nel Finnegans Wake, ha elencato fiumi, oggetti contenuti nel fondo delle tasche, nomi di vie; e così via.L’altro archetipo, oltre a Omero
Ma forse, oltre a Omero, c’è un altro archetipo dell’elencazione: la liturgia cristiana. Pensate alle litanie: San…, prega per noi, San…, prega per noi… lista pressoché infinita come infiniti sono i santi, il cui numero è in continua crescita; ma anche alle liste dei santi, dei martiri, dei vescovi, tutti evocati dentro litanie collettive che sembrano mantra, e che quasi ipnotizzano i fedeli mentre le pronunciano, e ciò che conta effettivamente non è che nell’elenco recitato sia presente un santo piuttosto che un altro, ma la scansione ritmica dell’enumerazione, il suo potere vertiginoso di far sentire chi recita parte di una folla adorante e di un’invocazione. Ma chiudiamo con un elenco laico, laicissimo:
L’elenco per eccellenza della canzone italiana. Enzo Jannacci, "Quelli che".
Crediti immagini: Vincent Van Gogh, "Notte stellata" su Wikipedia, Wikimedia Commons


