Approfondimenti e percorsi didattici sulla Shoah – Numero aggiornato a gennaio 2025
La memoria della Shoah è un pilastro della coscienza collettiva nelle democrazie costituzionali. Ma come si comportano queste stesse democrazie verso chi neghi quella memoria, abbracciando il negazionismo? Come tenere insieme il mandato di custodire quella memoria e la libertà di espressione? In breve, su quali equilibri si è andato delineando l’intreccio tra storia, memoria e diritto?
Nel testo Bestiario nazista lo storico tedesco Jan Mohnhaupt ha approfondito la relazione tra nazismo e tutela degli animali. Il nazismo fu capace di inconcepibili atrocità su donne, uomini e bambini, ma al tempo stesso mitizzò il rispetto per alcune categorie di animali: una contraddizione evidente, che Andrea Tarabbia legge nel ruolo simbolico di alcuni animali per la propaganda di regime.
Nel 2014 Papa Francesco aveva parlato di una “terza guerra mondiale a pezzi”, ovvero una serie di guerre, crimini, massacri e distruzioni talmente capillari e sistematici in diverse aree da configurare un vero e proprio conflitto globale. Ma cosa contraddistingue una guerra mondiale da una guerra regionale? Più di dieci anni dopo quel discorso del pontefice, la situazione geopolitica sul pianeta sembra ancora più grave: siamo davvero alle porte del terzo conflitto mondiale?
A Theresienstadt, in Repubblica Ceca, il regime nazista organizzò un lager-ghetto riservato ad artisti e intellettuali ebrei. Fu anche un’operazione di depistaggio per mascherare sulle reali intenzioni del governo tedesco rispetto allo sterminio degli ebrei: Goebbels organizzò sopralluoghi e anche riprese video per dimostrare che nel campo le condizioni di vita erano buone. Ma la realtà era ben diversa.
Il profilo psicologico degli alti gerarchi nazisti – responsabili di aver voluto e attuato il piano di sterminio degli ebrei, e non solo, durante la Seconda guerra mondiale – è stato indagato da psicologi sin dal processo di Norimberga. In occasione del processo, lo psicologo americano Gustave Mark Gilbert ebbe l’occasione di incontrare nazisti di spicco come Hermann Goering.
Segnata da drammi familiari e da una grave depressione, mentre l’Europa si avvia agli orrori della Seconda guerra mondiale, l’artista tedesca (ed ebrea) di origini francesi Charlotte Salomon riesce a trovare la salvezza in un’opera che sembra anticipare le moderne graphic novel, dal titolo Vita? O teatro? Quando la persecuzione nazista si fa feroce, Salomon trova rifugio in una città francese ma non riesce a sfuggire a un destino tragico.
Le storie raccontate dalla settima arte si rivelano cruciali nel riuscire a portare avanti la memoria grazie alla forza, e talvolta anche alla crudezza, delle immagini. Luigi Paini propone una rassegna di 5 film che, attraverso 5 storie diverse, mostrano cos’è stata la Shoah: orrore, complicità, crudeltà.
In un excursus etnografico sugli ebrei contenuto nell’opera Historiae, Tacito infarcisce il racconto di stereotipi e mistificazioni sulla cultura e sulla storia giudaica. Inoltre, Tacito altera i fatti storici quando presenta la conquista di Gerusalemme da parte di Pompeo nel 63 a.C.: un racconto che fu manipolato per ragioni di propaganda anche da un altro storico romano che precedette Tacito, ovvero Giuseppe Flavio.
Nel 1960 una recensione del critico francese Jacques Rivette stroncò il film Kapò, ambientato in un campo di concentramento, poiché a suo dire spettacolarizzava quell’evento tragico senza riuscire a dar senso storico ed etico a quelle scene. La Shoah è poi stata oggetto anche di numerose serie televisive: Elisa Mandelli propone l’analisi di tre serie per mostrare differenti scelte di sceneggiature e di linguaggi per trattare un tema così drammatico.
Le filosofe Simone Weil e Rachel Bespaloff hanno pubblicato due saggi sull’Iliade nei primi anni ‘40 del Novecento. Anni segnati dall’orrore della guerra e delle persecuzioni razziali: nei saggi delle due filosofe Omero viene considerato una bussola per orientarsi nelle tragedie del presente. Pur con qualche differenza interpretativa su alcuni episodi, per Weil e Bespaloff l’impegno intellettuale si traduce in responsabilità civile e in un accorato ruolo etico.
Il cleuasmo è una figura retorica che permette a chi parla di sminuirsi di fronte a chi legge o chi ascolta al fine di attirare la sua attenzione oppure per ragioni di strategia comunicativa. Andrea Tarabbia lo illustra a partire da una poesia, ma argomenta che come parlanti utilizziamo spesso il cleuasmo nei nostri discorsi, spesso per poter prendere posizioni e difenderle senza esporci troppo.
L’iniziativa, che ricorre il 24 gennaio, è dedicata quest’anno al tema dell’intelligenza artificiale
Numero aggiornato a novembre 2024
Le parole che usiamo mettono in evidenza schemi sociali e modi di vedere il mondo che non sono fissati nelle grammatiche delle lingue che parliamo. In questo video, la sociolinguista Vera Gheno spiega che l’italiano è una lingua che permette una pratica inclusiva e rispettosa: gli usi sessisti dell’italiano non sono giustificabili sul piano grammaticale, ma esprimono un punto di vista sul mondo che può essere cambiato.
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione contro la violenza sulle donne: la data è stata scelta per celebrare la storia delle sorelle Mirabal, attiviste contro la dittatura di Trujillo in Repubblica Dominicana. Una dittatura che viene ricordata come feroce e particolarmente violenta, soprattutto nei confronti delle donne.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito lancia la seconda edizione del concorso per le scuole
L’8 settembre è la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, istituita dall’Unesco nel 1965. Oggi, in Italia, l’analfabetismo da combattere è quello funzionale, il principale ostacolo alla conquista di una cittadinanza consapevole.